P. GIORGIO ABATE DI SAN GREGORIO NEL MONTE ATHOS: LA DEIFICAZIONE: SCOPO DELLA VITA UMANA (I)

LA DEIFICAZIONE SCOPO DELLA VITA UMANA

La questione del destino della nostra vita è di primaria importanza e riguarda il tema più importante dell’uomo: lo scopo della sua esistenza sulla terra. Se l’uomo si orienta correttamente su questo problema, se comprende la sua vera destinazione, allora è capace di affrontare correttamente gli affari quotidiani della sua vita, le relazioni con gli altri uomini, gli studi, la professione, il matrimonio, il mantenimento e l’educazione della prole. Se non si appoggia su questa base, allora fallirà negli altri scopi della vita. Che significato può avere il prossimo quando la vita umana, nel suo complesso, non ha senso?

Il primo capitolo della Sacra Scrittura rivela subito lo scopo della nostra vita quando l’agiografo scrive che Dio ha creato l’uomo “a sua immagine e somiglianza”. Constatiamo subito il grande amore del Dio Triunico verso l’uomo. Egli non vuole che l’uomo sia semplicemente una creatura con determinati doni (charismata) e determinate qualità, con una certa superiorità sul resto della creazione: Egli vuole che sia un dio per Grazia. L’uomo esteriormente sembra solo un essere biologico, proprio come qualsiasi altra creatura vivente, come gli animali. Naturalmente l’uomo è un animale ma, come dice particolarmente san Gregorio il Teologo: “L’uomo è la sola creatura che si eleva al di sopra di tutta la creazione, la sola che può divenire dio’’ (Omelia sull’epifania MPG 36, 324, 13).

“Secondo la sua immagine”. La frase si riferisce ai doni che Dio ha concesso unicamente all’uomo tra tutte le altre sue creature cosicché egli è l’immagine di Dio. Questi doni sono: una mente razionale, una coscienza, una libera volontà (la libertà), la creatività, l’eros ed un ardente desiderio per l’assoluto e per Dio. Inoltre, l’uomo ha una consapevolezza personale di sé e di tutto quello che compie la quale si impone sul resto della creazione e delle creature viventi in modo unico e personale. In altre parole, qualunque cosa la persona umana faccia, riflette i doni “secondo la sua immagine”.

Dotato dell’“immagine”, l’uomo è chiamato ad acquisire “la somiglianza” raggiungendo la deificazione. Il Creatore . Dio per natura . chiama l’uomo a divenire dio per Grazia. Dio ha dotato l’uomo di doni molto alti perché possa acquisire, attraverso di essi, una somiglianza con il suo Dio e Creatore, non per avere una relazione esterna o morale con Lui, ma per un’ unione personale. Forse è molto audace dire e pensare che lo scopo della nostra vita è divenire dei per Grazia, ma dobbiamo farlo perché la Sacra Scrittura ed i Padri della Chiesa non ci hanno nascosto tale fine.

Sfortunatamente molte persone al di fuori della Chiesa come pure molte all’interno di essa, sono ignoranti. Esse credono che lo scopo della nostra vita è, al più, esclusivamente un perfezionamento morale, divenire ‘‘brava gente”. Tuttavia, secondo il Vangelo, la Tradizione della Chiesa e i santi Padri, questo non è lo scopo della nostra vita. L’uomo non deve solo divenire migliore, più morale, più giusto, più casto e diligente. Queste qualità devono essere assunte, ma non sono lo scopo più importante, lo scopo finale per il quale il nostro Fattore e Creatore ci ha fatto vivere. Qual’è questo scopo? La deificazione ossia l’unione dell’uomo con Dio, non un’unione esterna o sentimentale ma intima e vera. L’antropologia ortodossa pone l’uomo molto in alto al punto che se la paragoniamo con le antropologie di tutti gli altri sistemi filosofici, sociali e psicologici, comprenderemo facilmente quanto poco profonde esse siano e quanto poco corrispondano al grande e ardente desiderio dell’ uomo in cerca di qualcosa d’infinito e di vero per la sua vita. Dal momento in cui l’uomo è chiamato ad essere a “somiglianza di Dio” egli è stato creato per divenire dio, per cui se non è nel cammino verso la deificazione, sente in se stesso un vuoto, sente di sbagliare qualche cosa. Allora non si rasserena e non è felice neppure quando cerca di riempire questo vuoto con altre attività. Egli si può inebetire immergendosi in un mondo fantastico il quale è, contemporaneamente, poco profondo, piccolo e limitato. Nonostante ciò egli vi aderisce schiavizzandosi ed imprigionandosi in esso. Organizza la sua vita in modo tale da non essere quasi mai in pace, nemmeno quando è solo con se stesso. Tra rumori, nervosismo, televisione, radio e informazioni su qualsiasi avvenimento, egli prova, come fanno alcuni, a dimenticare attraverso l’uso di medicinali, a non pensare, a non preoccuparsi, a non ricordarsi che è sulla via sbagliata, lontano dal suo scopo. Alla fine, comunque, il misero uomo contemporaneo non è soddisfatto, fino a che non trova qualcos’altro di meglio, di più grande, qualcosa che esiste nella sua vita, qualche cosa di veramente bello e creativo. L’uomo può unirsi a Dio? Può essere in comunione con Lui? Può divenire dio per Grazia?

fonte: https://www.oodegr.com/tradizione/tradizione_index/insegnamenti/deificscopogiorgio.htm

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