Che cosa possiamo dire di sant’Arsenio? Di questo grande santo dei nostri tempi al quale non assomigliamo visto che non abbiamo la grazia che aveva lui? Pensando a lui, mi sono ricordato delle bellissime parole di padre Paisio contenute nel suo libro che parla della vita di sant’Arsenio e perciò ho deciso di non mettermi a raccontarvi nuovamente la vita di questo santo, del fatto che nacque a Farassa, che fu ordinato diacono dal metropolita Paisio e che poi si trasferì a Farassa dove fu sacerdote e insegnate, che compì molti miracoli: sono tutte cose che già conoscete e che avete letto. Penso che la vita di padre Arsenio il Cappadoce la conoscano tutti, ma vorrei sottolineare quello che disse di lui padre Paisio, suo discepolo ed imitatore. A conclusione del racconto della sua vita, dice che sant’Arsenio era “solitario, poco visibile, aveva come unico difensore Dio, era un grande perché aveva consegnato tutto se stesso a Dio e alla Sua immagine. Fu solo anche alla fine della sua vita e solo Dio gli fu vicino”.

Certamente padre Paisio non avrebbe potuto descrivere meglio la vita di sant’Arsenio in quanto visse da solo il suo martirio, potremmo dire. Si fece monaco perché il suo cuore era infiammato dell’amore per Dio e naturalmente, quando fu interiormente pronto e deciso a donarsi a Lui, Gli si concesse completamente. Fu molto difficile lasciare questo cammino che lui stesso si era scelto e prenderne un altro completamente diverso. Quando una persona come lui, con un tale livello di spiritualità, di forza di preghiera e amore per Dio dovette abbandonare il posto che gli era più caro, il monastero, e per obbedienza alla volontà di Dio seguire un’altra strada, si trovò completamente solo. Fu solo: e non semplicemente a parole, ma nel senso più profondo del termine. Se consideriamo le Scritture vediamo che il Signore stesso disse: “Non è bene che l’uomo sia solo” (Gen 2, 18). Questa solitudine fu un grande patimento. Un uomo di Dio non è mai solo, ma padre Paisio dice che lui fu solo. Mi ricordo le parole che Cristo disse ai discepoli appena prima della sua Passione: “Ecco, verrà l’ora… in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo” (Gv 16, 32). Sembra che queste parole siano state dette come un rimprovero, come una profezia del fatto che Cristo avrebbe lottato col diavolo e col male di tutta l’umanità da solo. Nei canti di Pasqua ci sono queste parole: “Cristo, sceso a lottare da solo con l’Ade, è uscito prendendo il ricco bottino della vittoria”. Dio ha compiuto il grande mistero della salvezza dell’uomo da solo, senza il sostegno degli uomini e neppure con l’aiuto, pur umano, dei suoi discepoli.
Proprio questo aveva detto loro: “Mi lascerete solo” (Gv 16, 32). Cristo si consegna alla Passione in solitudine. Dio aveva detto che non era bene che l’uomo stesse solo e pensateci: i santi hanno provato la solitudine nel mondo, hanno patito e sofferto fino al limite della sopportazione umana.
Queste persone hanno provato la solitudine e quando padre Paisio dice che sant’Arsenio era solo, sa quello che significa perché l’aveva provato lui stesso quand’era eremita. Non era con altre persone, non aveva la consolazione che abbiamo noi nei monasteri dove sappiamo che vicino abbiamo altri fratelli e che il monastero è pieno di gente. Si riceve consolazione perché si sa che ci si trova con altre persone. Però quando una persona è da sola, allora comprende davvero il terribile dolore della solitudine: non è una situazione naturale per l’uomo.

L’uomo non è stato creato per la solitudine, ma quando si è soli si lotta con gli inferi, la persona lotta nel proprio intimo ed allora giunge ad un punto estremo che si trova oltre le proprie forze, da dove non riesce più ad uscire e non ha più la forza nemmeno per un piccolissimo passo in avanti. E là, nella solitudine, lui incontra Dio. O si santifica e si salva, oppure arriva al male peggiore nel suo intimo. È il punto estremo dove può arrivare l’uomo. Se si vuole, è lo stesso che Dio ha detto a san Silvano: “Tieni il tuo spirito agli inferi e non disperare”. Agli inferi l’uomo si trova solo e lì arriva la disperazione. Ti trovi completamente solo e Dio ti lascia da solo apposta, fino al limite estremo. Vi ricordate le terribili parole che il Signore pronunciò sulla croce: “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?” (Mt 27, 46). Le ha pronunciate per mostrarci che su quella strada camminerà chiunque segue il Cristo Sposo.
Sant’Arsenio visse in una solitudine simile; era un esicasta, un uomo di preghiera, un uomo di visioni spirituali. Il suo spirito e il suo cuore, tutto il suo essere era in cielo. Tuttavia doveva dare lezioni ai bambi, tener vicino gli anziani della città, trovare un modo di parlare comprensibile a loro, addirittura dover offrire loro da fumare perché non si annoiassero a stare ad ascoltarlo mentre esponeva la Parola di Dio!

Visse tra gente molto semplice, tra gente preoccupata delle proprie faccende quotidiane e non propriamente della salvezza, persone molto devote, ma senza una vita spirituale così intensa come quella del padre. Oltre a questo, vivevano là anche dei turchi, musulmani, che ogni giorno lo disturbavano chiedendo consiglio, desiderando essere guariti o ricevere aiuto. Padre Arsenio era un po’ l’igumeno di tutto il villaggio. Faceva elemosina, cercava di aiutare i cristiani occupandosi di molte attività. Officiava con l’aiuto di alcuni vecchietti del paese. Quest’aquila altissima era obbligata a vivere la vita di tutti i giorni di un semplice villaggio mediorientale. Non aveva vicino una persona con la quale parlare di sé, non c’era nessuno che poteva consolarlo e consigliarlo. Sant’Arsenio non era nato santo: si dette da fare per raggiungere quelle vette elevate. Lottò, attraversò il mar Rosso, sopportò le pene dei santi, percorse la lunga strada della lotta. Il male peggiore non furono solo le passioni del mondo, ma anche la lotta interiore per sentire la presenza di Dio. A quel punto poi provare il grande dolore che dà l’assenza di Dio. Quando non si ha nessuno con cui parlare, da cui essere consolato, quando Dio ti abbandona: questi sono gli inferi.
Abbà Isacco il Siro racconta che passò trent’anni nelle tenebre dell’assenza di Dio e provò le aspre sorgenti degli inferi. Alla fine di quei trent’anni, Dio iniziò a donargli la consolazione della Sua grazia, finché la grazia stessa non fu così sovrabbondante che lui stesso non era più in grado di sostenerla.
Così padre Paisio, volendo descrivere sant’Arsenio, dice che fu solo e che fu piccolo, poco visibile nel suo villaggio dell’Anatolia. Era una persona istruita e avrebbe potuto avere molto dal mondo, ma volle rimanere in disparte e così Dio gli diede in cambio il Suo sostegno che è il dono più bello. Era proprio quello di cui padre Paisio parla: “Quando non hai un aiuto dagli uomini, è Dio che viene ad aiutarti; quando non hai il conforto degli uomini, è Dio che viene a confortarti”. I santi questo lo sapevano e facevano a meno del conforto umano per ricevere l’incessante e abbondante conforto di Dio.
Questa era la croce di sant’Arsenio. Senza farsi vedere, aveva il conforto da Dio. E aggiunge: era poco visibile, ma era grande presso Dio. Piccolo, ma grande. Una persona con poca considerazione da parte del mondo, ma di grande importanza presso Dio perché si era donato completamente a Dio e alla Sua immagine! Il padre ha messo un punto esclamativo dopo queste parole per rimarcare l’importanza di questo santo. Era totalmente devoto a Dio e, come conseguenza di questa dedizione, anche alla Sua immagine rappresentata dall’uomo: questa è perfezione. Possiamo vedere scene toccanti della vita di sant’Arsenio che scese dai cieli dove si trovava per essere con la gente, per curare e rafforzare, insegnare e spiegare cose semplici. Spesso doveva fingersi stolto per ignorare le attenzioni delle donne o i complimenti della gente. Dopo la catastrofe che capitò in Asia Minore, seguì il suo gregge, il popolo di Dio, compiendo a piedi tutto il viaggio, fino all’arrivo in Grecia. Alla fine della sua vita preferì morire in un ospedale in solitudine con vicino solamente Dio. Così termina di raccontare la sua vita padre Paisio.
Penso che anche se non conoscessimo tutto quello che padre Paisio ha raccontato della vita di questo santo, sarebbero sufficienti le ultime frasi per descrivere la profondità e la sommità della sua vita che ci è di esempio di vita di tutti i santi. Certamente ognuno di loro ha percorso la propria strada in modo diverso, in base alle proprie forze e alla propria disposizione, però, osservando sant’Arsenio possiamo considerare il cammino anche della nostra vita; ognuno di noi può porsi davanti alla vita di questo santo uomo: i santi giudicheranno il mondo, giudicheranno noi con la propria vita. I santi sono un grande consolazione per noi: ci confermano che non è necessario cercare la consolazione da parte degli uomini che spesso non riusciamo a trovare. E anche quando la troviamo, spesso è falsa e finta e alla fine di tutto risulta essere vuota e ci delude ancora di più, soprattutto oggi quando molte persone si sentono sole. Anche se uno vive circondato da centinaia o addirittura da milioni di persone, la solitudine è un elemento significativo e di sofferenza nella nostra vita. Viviamo tra milioni di persone, ma siamo soli. Parliamo con migliaia di persone, abbiamo moltissimi canali di comunicazione, ma siamo soli. Viviamo in un periodo di grande sviluppo dei mass media: si può lavorare e contemporaneamente fare shopping con diversi strumenti, anche rimanendo a letto. Ma oggi, ancor più di prima, la gente è sola e la solitudine trasforma la vita in un inferno. Per questo l’uomo contemporaneo cerca una via d’uscita, spesso trovandola in cose finte o addirittura che conducono alla morte: nel piacere, nel lusso, nella fama, nella droga, nella violenza, nella ludomania. Cerca, ma non trova sollievo.
I santi, e quindi anche sant’Arsenio, sono una riposta per i nostri tempi.
Quando ti senti solo, Dio ti è vicino e quindi non sei più solo, hai tutto, puoi essere dovunque e con tutti, puoi andare dovunque, sei con Dio, completamente affidato a Lui e alla Sua immagine, l’uomo. E quando arrivi a donarti completamente a Dio, allora non hai più bisogno di nulla, non la senti più la solitudine, ma sei felice di essere solo e ti spiace quando non lo sei più. Allora trovi la risposta e la soluzione alla solitudine. Non hai bisogno di guardare i negozi, andare in giro a sprecare tempo a destra e a manca. Hai solo un desiderio: far entrare Dio nella tua vita. Se hai Dio nella tua vita, non sei più solo: sei con Dio, con la Santa Trinità, con tutti i santi e con tutto il mondo. Non esiste uomo più felice di colui che è santo e solo presso Dio. Così era sant’Arsenio: preferì anche alla fine della propria vita non ricevere nemmeno una piccolissima consolazione dagli uomini; la sua unica consolazione veniva da Dio. Riempì la propria persona della vera consolazione: la presenza di Dio nella sua vita, nel suo cuore.
Accogliamo anche noi Dio nella nostra vita perché illumini le nostre tenebre e ne addolcisca l’amara solitudine, renda gli inferi medicamento e la nostra vita comunione eterna col Regno di Dio.
Traduzione: Monastero del Pantocratore di Arona