La Grande Quaresima ha il suo libro liturgico, il “Triodion Quaresimale”. Esso contiene inni e letture bibliche per ogni giorno del periodo Quaresimale a cominciare con la domenica del Pubblicano e del Fariseo sino ai Vespri del Grande e Santo Sabato. Gli inni del “Triodion” furono composti in gran parte dopo la virtuale scomparsa del catecumenato (cioè della Battesimo degli adulti e della preparazione necessaria dei candidati ad esso). Il loro accento perciò è posto non sul Battesimo, ma sulla penitenza. Purtroppo oggi pochissime persone conoscono e comprendono la particolare bellezza e profondità dell’innografia quaresimale. L’ignoranza del “Triodion” è la causa principale della lenta trasformazione che poco a poco si impadronisce della mentalità cristiana e riduce la Quaresima ad un “obbligo” giuridico e ad un complesso di norme concernenti la dieta. La reale ispirazione e l’invito della Quaresima sono oggi quasi del tutto perduti e non rimane altra via per ritrovarli che una lettura attenta degli inni del “Triodion”.
È significativo, ad esempio, quanto spesso questi inni ammoniscono contro un’osservanza “formale” e perciò ipocrita del digiuno; fin dal mercoledì della settimana dei latticini leggiamo: “Invano ti rallegri, o anima, perché non mangi! Infatti ti astieni dal cibo, ma non sei purificata dalle passioni. Se non hai alcun desiderio di migliorare, sarai disprezzata come una menzogna agli occhi di Dio e sarai simile ai malvagi demoni che non mangiano mai! Se insisti nel peccato, digiunerai inutilmente. Perciò lotta costantemente in modo da stare dinanzi al Salvatore crocifisso, o, piuttosto, per essere crocifissa con Colui che fu crocifisso per causa tua”.
E di nuovo al mercoledì della IV settimana udiamo: “Coloro che hanno sete di benedizioni spirituali, compiano in segreto le loro buone azioni, non annunziandole fuori al mercato, ma preghino incessantemente nel profondo del cuore; infatti Colui che vede tutto ciò che è compiuto segretamente, ci ricompenserà per la nostra astinenza. Digiuniamo senza avere la faccia triste, ma preghiamo incessantemente nell’intimità dei nostri cuori: Padre nostro, che sei in cielo, non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male”.
Nel corso di tutta la Quaresima, il contrasto tra l’umiltà del Pubblicano e l’orgoglio e l’autoglorificazione del Fariseo, sono messi in risalto in inni in cui è denunciata l’ipocrisia. Ma allora qual è il vero digiuno? Il “Triodion” risponde: “E’ in primo luogo una purificazione interiore: Digiuniamo, fedeli, dalle insidie che ci corrompono, dalle passioni dannose, così che possiamo ottenere la vita dalla croce divina e ritornare con il buon ladrone nella nostra casa iniziale… ”.
È, dunque, un ritorno all’amore, una lotta contro una “vita rotta”, contro l’odio, l’ingiustizia, l’invidia: “Fratelli, mentre digiuniamo fisicamente, digiuniamo anche spiritualmente. Sciogliamo ogni nodo dell’iniquità, piangiamo sopra ogni vincolo ingiusto, distribuiamo il pane agli affamati e diamo il benvenuto a coloro che non hanno un tetto sul loro capo, così che possiamo ricevere abbondante misericordia dal Cristo nostro Dio.
Vieni, o fedele, compiamo alla luce le opere di Dio; camminiamo onestamente come alla luce del giorno, liberiamoci dalle ingiuste accuse contro i nostri vicini, in modo che non poniamo una pietra di inciampo sulla loro via. Mettiamo da parte i piaceri della carne, così da accrescere la grazia nelle nostre anime. Diamo il pane a quanti ne hanno bisogno. Avviciniamoci pentiti al Cristo e diciamo: – O nostro Dio, abbi pietà di noi…”.
Quando prestiamo attenzione a queste parole, siamo ben lontani dalla concezione meschina e farisaica della Quaresima che oggi prevale e che la considera esclusivamente in termini negativi, come una specie di “disturbo” che, se noi l’accettiamo volontariamente e “soffriamo per causa sua”, ci procurerà automaticamente “meriti” ed un “buon rapporto” con Dio. Quanta gente ha accolto l’idea che la Quaresima è un periodo di tempo in cui, se qualcosa può essere buono in se stesso, “è proibito”, come se Dio si compiacesse a torturarci. Per gli autori degli inni quaresimali la Quaresima è esattamente l’opposto: essa è un ritorno alla vita “normale”, a quel “digiuno” che Adamo ed Eva violarono, introducendo in tal modo la sofferenza e la morte nel mondo. La Quaresima, perciò, è salutata come una primavera spirituale, come un tempo di gioia e di luce: “La primavera quaresimale è giunta, la luce della penitenza… Accogliamo l’annuncio della Quaresima con gioia, non vorremo essere privati del Paradiso… Il tempo della Quaresima è un periodo di gioia! Con purezza raggiante e con amore puro, pieni di splendenti preghiere e di ogni opera buona, cantiamo con gioia…”.
Solo quelli che “si rallegrano nel Signore” e per i quali il Cristo ed il suo Regno sono il principale desiderio e gioia della loro esistenza, possono accettare in letizia la lotta contro il male ed il peccato ed essere partecipi della vittoria finale. Questa è la ragione per cui di tutte le categorie di Santi, solo i martiri sono invocati e lodati in inni particolari ogni giorno in Quaresima. Infatti i martiri sono precisamente coloro che hanno preferito il Cristo ad ogni cosa in questo mondo, ivi compresa la loro vita; essi gioirono talmente nel Cristo da poter dire, come sant’Ignazio di Antiochia, “Ora comincio a vivere…”. Essi sono la testimonianza del Regno di Dio, poiché solo coloro che l’hanno visto e gustato sono capaci di una simile dedizione. Essi sono i nostri compagni, essi ci ispirano durante la Quaresima, la quale è la nostra lotta per la vittoria di ciò che è divino, celeste ed eterno in noi. “Respirando una speranza e contemplando una visione, voi, martiri che soffriste trovaste che la morte è la via della vita… Rivestiti delle armi della fede, armati del segno della Croce, voi foste i degni soldati di Dio! Coraggiosamente resisteste alle torture, rompendo gli inganni del demonio, foste vittoriosi, degni di corone. Pregate il Cristo che salvi le nostre anime”.
Nel corso di 40 giorni è la Croce del Cristo e la sua Resurrezione e la Luce risplendente della Pasqua che costituiscono il “supremo termine” di riferimento di tutta l’innografia quaresimale, un costante monito che, per quanto sia stretta e difficile la via, essa alla fine ci conduce alla tavola del Cristo nel suo Regno. Come già ho detto, l’attesa ed il pregustare la gioia pasquale permeano l’intera Quaresima e sono il reale motivo dello sforzo quaresimale. “Desiderando partecipare alla Pasqua divina… perseguiamo la vittoria sul demonio per mezzo del digiuno… Noi parteciperemo alla Pasqua divina del Cristo!”.
“Triodion” – Libro sconosciuto e trascurato! Se noi soltanto conoscessimo che in esso possiamo recuperare, rendere ancor più nostro lo spirito non solo della Quaresima, ma della stessa Ortodossia, della sua visione pasquale della vita, della morte e dell’eternità!
A. Schmemann, da “Great lent, Jouney to Pascha”, St. Vladimir Seminary Press 1974, 11-44; trad. A. S.
in Messaggero Ortodosso, Roma gennaio-aprile 1987, 1-16.