Sophia Kafkopoulou: Il significato del battesimo di Gesù Cristo nel Giordano

Il 6/19 gennaio la nostra Chiesa celebra l’Epifania o la Teofania, una delle grandi feste del Signore. Il battesimo di Gesù è l’evento che conferma formalmente l’avvento del Messia. Sebbene il Signore stesso non avesse bisogno della remissione dei peccati, venne comunque da Giovanni “per essere battezzato da lui e per compiere ogni giustizia” (Mt 3, 13-15).

Per quanto riguarda Gesù, il Vangelo sottolinea che, appena entrato nelle acque del fiume, “uscì subito dall’acqua” (Mt 3, 16), in evidente contrasto con gli altri battesimi eseguiti da Giovanni, che si protraevano a lungo a causa della confessione.

Il battesimo di Gesù era direttamente collegato alla salvezza del mondo. Gesù era senza peccato, ma divenne l'”agnello di Dio” e prese su di sé tutti i nostri peccati (Gv 1, 29 e 1, 36). Così il battesimo nel Giordano è un modello per l’altro battesimo di Cristo, la sua morte sulla croce (Marco, 10, 38 e Luca 12, 50), attraverso il quale non solo i peccati sono stati rimessi, ma il mondo è stato redento. Attraverso il suo battesimo, Cristo santifica il mondo e dà alle persone l’opportunità di tornare al paradiso che Adamo aveva perso. Durante la veglia per la Teofania, dopo la benedizione delle acque e la Santa Comunione, i catecumeni venivano battezzati. Era la festa dell'”illuminazione” per i cristiani. Inoltre, la triplice immersione nell’acqua del battesimo simboleggia il soggiorno di tre giorni di Cristo nell’Ade e la vittoria della vita sulla morte.

Vediamo alcuni fatti relativi alla festa della Teofania, che nei primi anni del cristianesimo veniva celebrata insieme al Natale. A partire dal III secolo, le feste cominciarono a essere separate, prima in Oriente e poi in Occidente. Il 6 gennaio, i pagani in Egitto e in Arabia celebravano il solstizio d’inverno, secondo l’antico calendario. San Paolo parla della “manifestazione della gloria del grande Dio” (Tito 2, 13). Altrove afferma che, attraverso Cristo, “è apparsa la grazia di Dio che salva tutti gli uomini” (Tito 2,11). Parla anche di Dio che “è apparso nella carne” (1 Tim. 3, 16). Dietro queste espressioni dell’Apostolo delle genti, riconosciamo i termini familiari ai pagani: “teofania” ed “epifania”, che significavano l’apparizione del dio/imperatore alla gente in una città o in un’altra. In contrasto con il culto del sole che sconfigge le tenebre al solstizio d’inverno, il cristianesimo presenta il culto del Sole di giustizia che è sorto, secondo il profeta Isaia: Terra di Zabulon e terra di Neftali, via del mare, al di là del Giordano, Galilea delle genti, il popolo che vive nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che vivono nella terra dell’ombra della morte è sorta una luce (Mt 4, 15-16, cfr. Is 9, 1-2).

L’apparizione di tutti e tre i membri della Santa Trinità al momento del battesimo testimonia l’inizio della missione del Verbo incarnato nel mondo. La voce del Padre e la presenza dello Spirito Santo sono la prova della Divinità indivisa, consustanziale ed eterna. Possiamo parlare qui di un’unica incarnazione della Santissima Trinità, poiché il Figlio è battezzato come persona umana, il Padre appare come voce e lo Spirito assume la carne per santificarla. Infatti, assume la forma di una colomba, onorando la carne e anche il simbolismo del fatto che l’uccello in questione è portatore di una lieta novella.

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