Una festa di gioia e mistero tra cielo e terra
Il significato della festa
La celebrazione dell’Ingresso al Tempio della Santissima Madre di Dio rappresenta uno dei momenti più luminosi del calendario liturgico ortodosso. È il giorno in cui la Vergine Maria, ancora bambina di tre anni, viene condotta dai suoi genitori Gioacchino ed Anna al Tempio di Gerusalemme per essere consacrata al Signore.
I testi liturgici ci presentano questa festa come un giorno di gioia per il cielo e per la terra, come preludio della benevolenza divina e annuncio della salvezza degli uomini. È il momento in cui la Vergine, destinata a diventare il Tempio purissimo del Salvatore, viene presentata nella Casa del Signore, preannunciando così il mistero dell’Incarnazione.
Le radici storiche: il Protoevangelo di Giacomo
La narrazione di questa festa si basa principalmente sul Protoevangelo di Giacomo, un testo del II secolo che appartiene alla Tradizione della Chiesa. Questo documento ci tramanda antiche memorie extraevangeliche e riflessioni teologiche della Chiesa di Gerusalemme sulla Madre del Salvatore.
Dal Protoevangelo apprendiamo la storia toccante di Gioacchino ed Anna, sposi devoti al Signore ma afflitti dalla sterilità, che li rendeva oggetto di emarginazione sociale. Nel loro lamento e nella loro supplica, promettono di consacrare a Dio il bambino che sarebbe nato. Un angelo annuncia ad Anna che il Signore ha ascoltato la sua preghiera, e alla promessa divina seguirà l’adempimento della promessa umana.
Il testo racconta con delicatezza il momento della presentazione:
Quando la bimba ebbe tre anni, Gioacchino disse: “Chiamate le figlie senza macchia degli ebrei; prendano ognuno una lampada, la quale deve rimanere accesa, perché la bambina non si volti indietro e il suo cuore non rimanga prigioniero fuori del tempio del Signore”.
Il sacerdote accoglie Maria benedicendola e ponendola sul terzo gradino dell’altare. Il Signore manda su di lei la sua grazia ed ella comincia a danzare sui suoi piedi, mentre tutta la casa d’Israele le dona il suo amore. I genitori tornano a casa meravigliati, lodando Dio perché la bambina non si è voltata indietro.
L’iconografia: teologia dipinta

L’icona tradizionale di questa festa riprende fedelmente il racconto della Tradizione. Gioacchino ed Anna, preceduti da un corteo di vergini con ceri accesi, presentano la piccola Maria al sacerdote. La bambina ha la statura di una fanciulla ma i tratti di un’adulta, simboleggiando la sua maturità spirituale. È rappresentata in piedi sui gradini del Tempio mentre apre le mani al sacerdote in segno di offerta di sé.
Un elemento caratteristico è la tenda rossa stesa dai tetti degli edifici alla colonna del baldacchino: rappresenta il lembo del manto del Signore della visione di Isaia, indicando che la scena si svolge all’interno del Tempio. Spesso nell’icona appare anche una stanza alta del santuario, dove la Vergine riceve dall’angelo il nutrimento divino, il pane della contemplazione.
Il mistero teologico: la Vergine come nuovo Tempio
Nel mistero dell’Incarnazione, la Vergine e il Tempio si identificano. Maria diventa il nuovo Tempio che Dio si è scelto, il suo grembo il Sancta Sanctorum. In lei, il tempio veterotestamentario esaurisce la sua funzione e si inaugura il Tempio vivente del Nuovo Testamento.
Come scrisse san Giovanni Damasceno: “In Te si rallegra, o piena di grazia, tutto il creato: e gli angelici cori e l’umana progenie, o Tempio e razionale Paradiso, vanto delle vergini. Da Te ha preso carne Dio ed è divenuto bambino Colui che fin dall’eternità è il Dio nostro”.
Maria vive all’interno del santuario come Gesù vivrà all’interno del suo corpo. Il suo dimorare nel Tempio fino ai dodici anni non è altro che la preparazione a diventare Madre di Dio. Ella è l’Arca vivente che contiene la Parola che non può essere contenuta, il paradosso eterno: Maria contiene ciò che non può essere contenuto.
La continuità tra Antico e Nuovo Testamento
Questa festa enfatizza il legame profondo tra l’Antica e la Nuova Alleanza. Le tre letture vespertine dell’Antico Testamento prefigurano l’evento in modo straordinario:
- Dal Libro dell’Esodo: il tabernacolo che conterrà l’arca della testimonianza preannuncia il grembo di Maria che accoglierà il Bambino divino
- Dal profeta Ezechiele: la porta chiusa attraverso cui passa solo il Signore simboleggia la verginità perpetua di Maria
L’interpretazione allegorica diventa realtà concreta: la promessa si compie nell’evento storico che celebriamo.
“Oggi”: l’eternità nell’attimo presente
Un elemento fondamentale della liturgia ortodossa è l’uso costante del presente. Non si tratta di commemorare un evento passato, ma di viverlo qui e ora. La parola “oggi” ricorre continuamente nei testi liturgici, riaffermando l’eternità nell’attimo presente.
Come scrive Madre Thekla: “Non siamo semplici spettatori: perché non ci sono barriere di tempo nel culto. Non si tratta di commemorare, ma di vivere l’evento”.
Noi non ricordiamo quella festa del passato, ma la celebriamo oggi in compagnia delle schiere celesti. Non siamo mai lasciati soli a noi stessi nel vivere il rito: siamo insieme agli angeli del cielo, insieme ai santi, parte di questa infinita realtà di Comunione.
La gioia di Gioacchino e Anna
Ciò che rende ancora più intima questa festa è la presenza costante di Gioacchino e Anna. Essi sono i veri genitori di una bambina in carne e ossa, e hanno tutto il diritto di essere orgogliosi e felici. È una scena festosa, di gioia familiare, una contentezza semplice che siamo chiamati a condividere.
I testi liturgici invitano: “Rallegratevi con loro, voi madri; e voi vergini, danzate per la gioia, e voi sterili sentitevi incoraggiate. La Regina di tutti i santi ci ha aperto il Regno dei cieli”.
Le origini storiche della celebrazione
La data della festa corrisponde al giorno della dedicazione della basilica di “Santa Maria Nuova” a Gerusalemme, costruita dal vescovo Elia e finanziata dall’imperatore Giustiniano il 21 novembre 543. La basilica sembra essere stata edificata sul luogo dove sorgeva l’antico tempio di Salomone, e così la dedicazione della Chiesa giustinianea venne collegata alla memoria dell’Ingresso della Madre di Dio nell’antico tempio.
La ricorrenza si diffuse poi a Costantinopoli tra il VII e l’VIII secolo. Verso il X o XI secolo fu introdotta anche in Occidente, dove però ebbe minore importanza. È preceduta da un giorno di pre-festa il 20 novembre, e la post-festa dura fino al 25 novembre incluso.
Il cuore della celebrazione
All’inizio della Quaresima del Natale, questa celebrazione ci invita a meditare sul mistero che inizia il suo divenire per condiscendenza divina. Maria, la Sede del Dio immenso, la Porta d’augusto mistero, la Dimora incantevole di Colui che è sui Serafini, la Tenda spaziosa del Logos, viene preparata per generare il più Santo di tutti i Santi.
La Legge viene adempiuta, anche se in modo ancora inconsapevole. I genitori della Madre di Dio agiscono secondo i precetti della loro religione, e noi conserviamo la verità storica di questo fatto nel nostro approccio concreto alla festa. Tutto fu chiaramente e divinamente prestabilito fin dall’inizio: tutto è compiuto, nulla più deve mutare.
“Affrettiamoci a celebrare questo giorno insieme alla Madre di Dio, onorandola con i canti, e condividiamo lo spirito della festa. Perché viene portata al tempio come dono a Dio” – dalla liturgia della festa.
TROPARIO DELLA FESTA DELL’INGRESSO NEL TEMPIO DELLA MADRE DI DIO
Oggi è il preludio della benevolenza del Signore e il primo annuncio della salvezza degli uomini.
Nel tempio di Dio la Vergine appare visibilmente e preannuncia Cristo a tutti.
A gran voce anche noi le gridiamo: Salve, pienezza del disegno salvifico del Creatore.
