L’Esapsalmo: Cosa sono i sei Salmi del Mattutino nella Tradizione Ortodossa?

La Chiesa Ortodossa attribuisce un’importanza particolare all’Esapsalmo, un gruppo di sei salmi (3, 37, 62, 87, 102 e 142) che vengono recitati durante il Mattutino. Questi salmi, conosciuti anche come “salmi del mattino”, “salmi del Mattutino” o “salmi del Giudizio”, costituiscono un momento liturgico di profonda intensità spirituale.

Tuttavia, come osservava Sant’Atanasio (Sacharov), vescovo confessore di Kovrov, molti fedeli conoscono l’Esapsalmo solo superficialmente: sanno che durante la sua lettura si spengono le candele e si leggono sei salmi, ma spesso ne sfugge il significato profondo. Alcuni arrivano persino a considerarlo una “pausa” in attesa del Polieleo, trasformandolo in una sorta di intervallo tra le parti “concertistiche” della Veglia.

La forma liturgica: un aspetto importante

Contrariamente alla prassi diffusa nelle chiese parrocchiali dove l’Esapsalmo viene letto dal lettore o dal sagrestano, il Typikon prescrive che sia l’igumeno o uno dei chierici anziani a compierlo. Nei monasteri, questa lettura spetta al superiore o al sacerdote più anziano per ordinazione.

L’Esapsalmo non deve essere letto in fretta, sottovoce o in modo incomprensibile, poiché tutto ciò porta alla perdita del significato. Le candele vengono spente e le luci abbassate proprio affinché i fedeli non siano distratti e possano ascoltare attentamente i salmi.

Il Typikon, nel capitolo 9, prescrive: “Quando si recita l’Esapsalmo, conviene ascoltare con attenzione, poiché questi salmi sono pieni di pentimento e compunzione. Li recitiamo con riverenza e timore di Dio, come se conversassimo invisibilmente con Dio stesso, pregando per i nostri peccati“.

La struttura dell’Esapsalmo

I salmi sono presi da diverse parti del Salterio (3, 37, 62, 87, 102 e 142), il che indica l’antica tradizione monastica di recitare l’intero Salterio durante la notte. Il collegamento tra questi salmi non è solo schematico, ma anche profondamente contenutistico: ognuno è riempito dal grido di abbandono divino a causa del peccato, dalla penitenza e dal dolore, dalla ricerca di protezione presso l’Altissimo, ma anche dalla speranza nella Sua misericordia e onnipotenza.

I salmi della fuga e della fiducia

Il salmo 3 fu composto da re Davide durante la sua fuga dal figlio Assalonne. Nonostante la situazione disperata, egli esclama: “Ma sei tu, Signore, il mio liberatore, la mia gloria e colui che innalza il mio capo. Con la mia voce ho gridato al Signore e mi ha ascoltato dal suo monte santo. Io mi sono coricato e addormentato: mi sono destato perché mi soccorrerà il Signore. Non temerò miriadi di popolo che intorno mi assalgono.” (Sal 3, 4-7).

Il salmo 62, chiamato anche “salmo del mattino”, fu scritto durante un’altra fuga di Davide, questa volta dal re Saul. Qui troviamo parole di straordinaria bellezza e intensità: “Di te si ricorda l’anima mia sul mio giaciglio, a te penso nelle veglie notturne, perché sei tu il mio aiuto, esulto di gioia all’ombra delle tue ali. A te si stringe l’anima mia e la forza della tua destra mi sostiene. Ma quelli che attentano alla mia vita scenderanno nel profondo della terra, saranno dati in potere alla spada, diventeranno preda di sciacalli” (Sal 62, 7-11).

I salmi penitenziali

Il salmo 37 è un salmo di profonda penitenza, dove Davide implora Dio di non punirlo nella sua ira: “Non c’è nulla di sano nella mia carne a causa della tua ira; nulla è intatto nelle mie ossa a causa del mio peccato” (Sal 37, 4).

Il salmo 87 esprime il lamento dell’uomo dell’Antica Legge per i suoi peccati, la sua disperazione e impotenza: “Mi hanno posto in una fossa profondissima, in luoghi tenebrosi e nell’ombra di morte. Su di me si è addensato il tuo sdegno e tutte le tue tempeste sopra di me hai rovesciato. ” (Sal 87, 7-8). Questo salmo rappresenta la condizione umana prima della venuta di Cristo, quando l’umanità viveva separata da Dio.

Il salmo della speranza

Il salmo 102 segna un cambio radicale, portando gioia e benedizione, speranza e fiducia nella salvezza promessa. Celebra la misericordia divina e anticipa la redenzione.

Il salmo del Giudizio

Il salmo 142 conclude l’Esapsalmo ricordando al fedele il Giudizio Finale. Il capitolo 49 del Typikon prescrive di tenere le mani incrociate sul petto, inchinare il capo, abbassare gli occhi a terra e pregare “con gli occhi del cuore” “per i nostri peccati, ricordando la morte, il tormento futuro e la vita eterna”.

L’Esapsalmo e il Giudizio Finale

Probabilmente è proprio sulla base di queste parole del Typikon che è nata la credenza che il tempo della lettura dell’Esapsalmo equivalga al tempo del Giudizio Universale, anche se, naturalmente, non troviamo nulla di simile né nella Sacra Scrittura né nella Sacra Tradizione. Tuttavia, l’Esapsalmo invita effettivamente a riflettere sulla venuta futura del Salvatore.

L’importanza particolare di questa parte del Mattutino è sottolineata anche dalla prescrizione del Typikon che durante la sua lettura è vietato tossire e sputare – il che significa che le persone che non riescono a rispettare un completo silenzio dovrebbero lasciare la chiesa in questo momento per non distrarre gli altri fedeli.

Una preghiera colma di fede e speranza

Oltre ai motivi penitenziali, l’Esapsalmo è pervaso da un’incredibile speranza e fiducia in Dio. È importante sottolineare che questa speranza non è legata solo alla fiducia nella misericordia divina per il perdono dei peccati, ma anche alla fede che durante le prove terrene il Signore non abbandonerà mai il suo servo fedele.

L’Esapsalmo come colloquio invisibile con Dio

Il capitolo 49 del Typikon ci dice che l’Esapsalmo è un colloquio invisibile con Dio. Quanti di noi, durante la sua lettura, conversano realmente con Dio? Non semplicemente con le proprie parole di preghiera, ma proprio con le parole dei salmi?

Molti fedeli, non comprendendo i testi sacri durante la liturgia, tentano almeno di pregare con la Preghiera di Gesù. Questo è un buon impulso consapevole dell’anima, il desiderio di non distrarsi con pensieri estranei e vani, ma allo stesso tempo rappresenta anche un certo isolamento, un distanziamento dalla liturgia comunitaria.

Conclusione: un invito alla comprensione

Qui sono stati riportati solo alcuni estratti dell’Esapsalmo per dimostrare, almeno in parte, quei significati che la maggior parte di noi, purtroppo, perde o non vede affatto.

Vi invito tutti a un’immersione consapevole, riflessiva e orante nel meraviglioso contenuto dell’Esapsalmo. Non bisogna essere pigri nel prendere dizionari, traduzioni e commentari dei salmi indicati: solo allora questa piccola parte del Mattutino prenderà vita nelle nostre menti e nei nostri cuori.

L’Esapsalmo non è un “prologo” o una “pausa”, ma un momento di grazia in cui, nelle tenebre simboliche della chiesa, il fedele è chiamato a stare davanti a Dio con il cuore contrito e umiliato, nella piena consapevolezza della propria fragilità, ma anche nella ferma speranza della misericordia divina e della salvezza promessa in Cristo.

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