Nutrimento per monaci: Quando gli angeli chinano il capo

Il biografo [di San Nilo] ci parla in modo molto semplice e bello, perché anche la vita monastica è semplice e naturale quando qualcuno la comprende, quando essa entra nella sua mente. Per questo il Signore dice: «Chi può capire, capisca» (Mt 19,12).
Se qualcuno sente di non poter andare in monastero, la causa è la sua incapacità di comprendere che cos’è la vita monastica. Se anche noi soffriamo in monastero, se abbiamo problemi, se ci rattristiamo, se anche solo per poco ci manca la pace, se abbiamo anche la più piccola inquietudine, ciò accade perché dimentichiamo e non conosciamo quale cosa regale sia il monachesimo.
Non esiste al mondo nulla di simile alla vita monastica, tranne quella degli angeli. Se qualcosa batte le ali nel mondo, questa è la presenza invisibile delle potenze angeliche. La vita monastica è l’imitazione di questa schiera angelica. Quanto la abbassiamo noi quando ci fissiamo mille scopi e mille interessi nella nostra vita!

In uno degli antifoni dei toni cantiamo in chiesa: «Beata è la vita degli eremiti», ma non comprendiamo che cosa significhi, né lì né nella nostra cella. Soffriamo, ridiamo, viviamo secondo la carne, perché non siamo monaci, perché non abbiamo capito che cosa è il monaco.
Se è possibile che lo Spirito Santo faccia qualcosa di ciò che facciamo noi, allora abbiamo anche noi il diritto di farlo. Ma se non è possibile, allora non abbiamo questo diritto, perché il compimento e la rivelazione della nostra personalità si realizza mediante la partecipazione allo Spirito Santo.
Per mezzo dello Spirito abbiamo la presenza ininterrotta di Cristo nella nostra vita. Per questo Cristo, quando stava per ascendere al cielo e inviare lo Spirito Santo, disse: «Ecco, Io sono con voi tutti i giorni» (Mt 28,20).

Ogni uomo si manifesta nella Chiesa. Ogni uomo diviene trasparente davanti a Dio e ottiene un’unità spirituale, una personalità, solo attraverso la partecipazione allo Spirito. Ma come può esistere tale partecipazione se il monaco è disperso in mille cose e tira un giogo diverso?
Come può esistere la comunione se non dimora costantemente nelle altezze, insieme con lo Spirito, se non ha Dio dinanzi a sé?

È lo Spirito che opera tutto nella Chiesa, e in modo del tutto naturale. Il monaco che ha compreso questa verità è bello, pieno di grazia, ricco, angelico, divino.
Ma colui che non l’ha compresa è colpito, vacilla, è preso dalle tempeste, soffre sempre nella sua vita senza riuscire mai a trovare la sua via. Perché?
Perché ha dimenticato per quale scopo ha lasciato il mondo ed è venuto al monastero. Somiglia a uno che è andato a fare acquisti e, giunto al mercato, dimentica perché vi è andato e comincia a domandarsi: «Che cosa cerco qui?» — e gira senza sapere che cosa vuole. Così accade anche a noi.

Dunque, il senso del versetto: «Signore, davanti a Te è tutto il mio desiderio» è molto semplice.
Cioè: sono venuto al monastero per guardare Te, mio Dio, e soprattutto con desiderio, affinché Tu sia la mia unica sorte.

Ma quando vi vedo scherzare, giocare, correre, ridere, saltellare, senza essere attenti al vostro lavoro, mi rattristo molto. In questo modo, figli miei, perdiamo Dio.
Sapete quanto è facile? Così come è facile chiudere gli occhi e trovarsi nel buio, poi riaprirli e vedere di nuovo il sole, così è facile passare dalla luce alle tenebre con un pensiero, con un desiderio, con un atto di superbia, con una piccolezza d’animo, con un vagare mondano.
Ma anche con un solo segno di pentimento è altrettanto facile aprire gli occhi e ritrovarsi dallo stato di corruzione nello stato d’incorruttibilità, della pienezza spirituale.
Questo è il monastero.

Certo, ai nostri tempi abbiamo difficoltà. Non esistono più i deserti di un tempo. Dove allora c’era il deserto, ora c’è il mondo, clamori. Quante preoccupazioni naturali possiamo avere! Eppure, quando il nostro cuore desidera solo Dio, tutti troviamo il modo.
Ma quando non Lo desidera, tutto ci appare sbagliato, tutto ci nuoce. In realtà, ci manca Dio.

Il monaco è l’uomo più potente del mondo. Può fare tutto anche solo muovendo un dito. I demoni lo temono, e i santi lo servono. Tutto ha nelle sue mani.
Ma può diventare anche una creatura debole, anemica. Allora i santi ci vedono e si rattristano per noi. Peccato essere così!

Nella storia della nostra Chiesa incontriamo spesso monaci santi davanti ai quali perfino gli angeli si vergognavano.
Così accadde anche al Signore: Egli si meravigliò davanti alla Cananea (Mt 15,22-28), benché non fosse figlia d’Israele.
Così dobbiamo essere anche noi, affinché i santi restino stupiti davanti a noi.
Quando comprendiamo questo e lo desideriamo, otteniamo la premessa della santità. Tutto il resto viene da sé.
Perché Dio, che ha santificato i santi della nostra Chiesa, è anche il nostro Dio.
Un solo Padre abbiamo tutti. Siamo un solo corpo con i santi e Cristo è il nostro Capo.

I nostri santi li abbiamo sia nel servizio divino in chiesa sia nella nostra cella, ovunque. Come ha fatto Dio tutte le cose, affinché fossimo uniti a loro inseparabilmente!
Ci ha uniti per sempre in un solo corpo.
Una cosa che la mente umana non avrebbe potuto immaginare, Dio l’ha fatta realtà.
Perciò, non avremo alcuna giustificazione se siamo privi di Lui.
Noi vediamo colui che ci sta accanto e non vediamo la nube dei santi che sono con noi.
I nostri occhi sono malati, non vedono.

Tutti questi santi sono come un generatore che accendi non appena manca la corrente e ti dà subito la sua energia.
Allo stesso modo, i santi ci aiutano immediatamente nelle nostre debolezze, nelle nostre difficoltà, quando si tratta davvero di debolezze della nostra natura e non della nostra volontà.
La nostra volontà, infatti, nessuno può cambiarla.
Ma quando si tratta di debolezze della nostra natura, allora vengono subito i nostri aiutatori e ci fortificano.
Nel Corpo di Cristo tutto è disposto in modo così armonioso che, così come i santi sono in cielo, sono anche con noi, così anche noi possiamo, già in questa vita, essere insieme con loro lassù, in cielo.

fonte: Talcuire la viata Cuviosului Nil Calavritul de Arhim. Emilianos Simonopetritul, Editura Sf. Nectarie, pag. 239-242

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