San Daniele di Katounakia (1846-1929) – 7 settembre

Primi anni di vita e formazione

San Daniele di Katunakia nacque nel 1846 a Smirne, in Asia Minore, con il nome civile di Dimitrios Dimitriadis. Era il figlio più giovane di una numerosa famiglia cristiana ortodossa. Fin dalla giovinezza si distinse per le sue straordinarie capacità intellettuali e spirituali: già nell’adolescenza conosceva a memoria quasi tutta la Filocalia, la grande raccolta di testi mistici ortodossi.

Frequentò la celebre Scuola Evangelica di Smirne, dove ricevette un’eccellente educazione classica e religiosa. Tuttavia, il giovane Dimitrios sentiva ardere nel suo cuore il desiderio della vita monastica.

Il cammino verso il Monte Athos

S.Arsenio di Paros

All’età di 19 anni, Dimitrios lasciò la casa paterna per seguire la sua vocazione monastica. Su consiglio di un rinomato padre spirituale dell’epoca, visitò numerosi monasteri nel Peloponneso e nelle isole greche (Hydra, Paros, Tinos, Ikaria), dove incontrò molti padri spirituali rinomati per la loro santità.

L’incontro decisivo avvenne sull’isola di Paros, dove conobbe il santo monaco Arsenio (il futuro Santo Arsenio di Paros, 1800-1877). Quando il giovane Dimitrios gli chiese di poter rimanere per vivere accanto a lui, Arsenio gli consigliò di recarsi al Monte Athos e di unirsi alla comunità del monastero di San Panteleimone, che in quel periodo stava vivendo un grande risveglio spirituale. Arsenio profetizzò che il giovane avrebbe terminato la sua vita ai piedi del Monte Santo.

Vita monastica al Monte Athos

Seguendo il consiglio di Sant’Arsenio, nel 1866 Dimitrios entrò nel monastero di San Panteleimone, dove fu tonsurato monaco con il nome di Daniele. Fu accolto con grande amore e stima sia dall’egumeno che dagli altri monaci greci (che allora costituivano la maggioranza), sia dai monaci russi, all’epoca in minoranza.

Monastero di San Panteleimon (Monte Athos, 1882)

Tuttavia, una grave crisi scoppiò negli anni 1874-1875 che avrebbe cambiato per sempre la vita del monastero e di San Daniele. Dal 1840, il monastero aveva iniziato ad accettare nuovamente monaci russi, che erano arrivati in numero crescente grazie al sostegno finanziario della Russia zarista. Nel 1866, quando Daniele arrivò al monastero, i monaci greci costituivano ancora la maggioranza, ma la situazione si stava rapidamente invertendo.

La presa di potere russa (1869-1875) Nel 1869, i monaci russi erano già diventati 250-300 rispetto ai 190 monaci greci. La tensione cresceva ogni giorno, poiché i russi non si limitavano a essere presenti numericamente, ma aspiravano al controllo completo del monastero. Nel 1875, per la prima volta nella storia recente del monastero, fu eletto un egumeno russo: l’archimandrita Makarios.

Il ruolo di San Daniele nella disputa San Daniele, che a quel tempo fungeva da segretario del monastero, si trovò al centro di questa tempesta. La sua posizione gli permetteva di conoscere intimamente i piani e le strategie dei monaci russi per assumere il controllo. Pur essendo greco, Daniele cercò di mantenere l’equilibrio e di preservare l’armonia monastica, ma i suoi sforzi furono vani di fronte alla determinazione russa.

L’esilio.

Paradossalmente, invece di essere riconosciuto come mediatore, San Daniele divenne il capro espiatorio della situazione. Nel 1874-1875, fu mandato a Costantinopoli insieme a un altro monaco greco e due russi per esporre la questione al Patriarcato Ecumenico. Il Patriarcato, “obbedendo alle necessità dei tempi”, diede ragione ai russi.

Per placare i disordini nella fraternità greca, il Patriarca ordinò al metropolita di Tessalonica Gioachino (futuro Patriarca Ecumenico Gioachino III) di mandare in esilio i due monaci greci ai Meteora per due mesi. Il metropolita, vedendo l’ingiustizia di questo trattamento, disse: “Io considero l’azione della Chiesa molto ingiusta e del tutto priva di compassione, e per questo biasimo molto il Patriarca… Tu, figlio mio, la Chiesa doveva incoronarti con un ramo d’ulivo e non mandarti in esilio”.

Per compassione, il metropolita propose loro di scegliere tra il monastero di Vlatades a Tessalonica e il monastero di Sant’Anastasia presso Vasilika. San Daniele scelse Sant’Anastasia, dove, nonostante il breve soggiorno, beneficiò spiritualmente la fraternità introducendo il rigoroso tipico athonita per il digiuno e le funzioni liturgiche.

Il periodo a Vatopedi (1876-1881)

Una volta che fu raggiunta la “russificazione” del monastero di San Panteleimone e fu confermata con Sigillo Patriarcale l’elezione dell’egumeno russo Makarios, l’esilio del monaco Daniele fu revocato. Questo significava che poteva tornare al Monte Athos, ma non al monastero della sua conversione.

Tornato al Monte Athos, rimase per circa cinque anni al monastero di Vatopedi. Là avvenne la sua guarigione miracolosa dal terribile colico renale che lo tormentava frequentemente. Durante il suo soggiorno a Vatopedi, assunse la direzione dell’archontariki (foresteria) del monastero, che organizzò secondo il modo cenobitico, persino con la lettura di testi patristici che leggeva personalmente.

Il monastero lo inviò nella sua patria, Smirne, per sistemare questioni del metochion (dipendenza) locale del monastero. Rimase a Smirne nove mesi e fu così apprezzato dal metropolita Meletios che gli fu proposto di rimanere là e di essere ordinato vescovo ausiliare. San Daniele tuttavia rifiutò questa offerta, preferendo tornare al Monte Athos per dedicarsi alla vita contemplativa.

Dopo il 1875, il monastero San Panteleimon subì una completa trasformazione. Fu imposto che le funzioni liturgiche dovessero essere celebrate sia in greco che in slavo ecclesiastico. I monaci russi iniziarono grandi lavori di ristrutturazione che cambiarono persino l’aspetto architettonico del monastero, rendendolo visivamente diverso dagli altri monasteri athoniti. Nel 1903, al suo apice, il monastero ospitava oltre 1.440 monaci, la stragrande maggioranza dei quali erano russi.

Questo esilio forzato, pur essendo un’ingiustizia, si rivelò provvidenziale per la crescita spirituale di San Daniele e per il futuro del monachesimo athonita, poiché lo portò a fondare l’eremo di Katunakia, dove sarebbe diventato uno dei più grandi padri spirituali del XX secolo.

La fondazione dell’eremo a Katunakia e la vita eremitica

San Daniele realizzando il suo desiderio di vera hesychia (quiete spirituale) e isolamento, stabilì nel 1881 nell’eremo del Monte Athos, a Katunakia, sopra i terribili Karoulia, il suo nido ascetico, in questo luogo inconsolabile e duro come le sue rocce, ma santificato dalle lotte ascetiche e benedetto.

Katunakia, Monte Athos

La fondazione dell’amicizia con San Nectarios.

Fu durante questo periodo che si sviluppò la stretta amicizia con San Nectarios di Egina. Alla costruzione di questo eremo contribuì, sia materialmente che spiritualmente, anche San Nectarios, che divenne uno degli amici più cari di San Daniele e della piccola comunità da lui fondata. Si conservano numerose lettere scambiate tra padre Daniele e San Nectarios, piene di insegnamenti spirituali.

Il grande padre spirituale

Dotato di straordinaria intelligenza e saggezza, padre Daniele si dedicò intensamente allo studio delle opere dei Santi Padri, raccogliendo da esse i fiori spirituali dello Spirito. Divenne noto come padre spirituale tra molti monaci, eremiti e laici, grazie al carisma del discernimento spirituale che aveva ricevuto da Dio.

Come il profeta Daniele dell’Antico Testamento, il padre possedeva davvero “uno spirito elevato, una scienza e una capacità di interpretare i sogni, di sciogliere le cose difficili da comprendere e di rivelare i misteri…” (Dn 5,12)

Nella coscienza dei padri athoniti, padre Daniele iniziò ad essere considerato custode e difensore dell’Ortodossia, come uno che sapeva riconoscere le insidie con cui “il tentatore Satana” – come soleva dire – ingannava anche i monaci più esperti. Si dimostrò essere colui che espresse meglio la coscienza del Monte Santo come baluardo della vita e della fede ortodossa.

I discepoli spirituali e la rete di relazioni

San Daniele non fu solo un grande asceta solitario, ma anche un padre spirituale che influenzò profondamente molte personalità importanti del suo tempo, creando una vasta rete di relazioni spirituali che si estendeva ben oltre il Monte Athos.

Alexandros Moraitidis (Monaco Andronico) – Il grande scrittore di Skiathos

Il più illustre tra i suoi figli spirituali fu Alexandros Moraitidis, considerato dopo Papadiamantis il santo delle lettere neogreche e uno dei più grandi scrittori di Skiathos. La sua trasformazione spirituale sotto la guida di San Daniele rappresenta uno dei casi più straordinari di conversione nella letteratura greca moderna.

Moraitidis fu così profondamente impressionato dalla persona e dagli insegnamenti di San Daniele che la sua intera vita cambiò direzione. Le sue testimonianze sulla prima conoscenza con il santo, le conversazioni notturne sulla terrazza della cella a Katunakia e la generale stima del santo da parte degli athoniti sono conservate nella sua celebre opera “Con le onde del vento del nord” (Me tou boria ta kymata), che costituisce una delle più preziose testimonianze sulla spiritualità athonita del XIX secolo.

Il 16 settembre 1929, Alexandros divenne monaco con il nome di Andronico nella chiesa dei Tre Gerarchi a Skiathos, sigillando così il suo cammino spirituale iniziato sotto la direzione di San Daniele.

Precedentemente, anche sua moglie Vasiliki era diventata monaca con il nome monastico di Atanasia, ritirandosi nel monastero della Dormizione della Madre di Dio a Kechrovounio di Tinos. Questa decisione comune della coppia di abbracciare la vita monastica testimonia la profonda influenza spirituale che San Daniele esercitava sui suoi figli spirituali.

San Daniele compose un “Discorso per la sepoltura della sempre memoranda monaca Atanasia”, che fu letto nel Sacro Monastero di Kechrovounio di Tinos. Da questo discorso emergono elementi interessanti sul legame spirituale che univa San Daniele con entrambi i membri della coppia, e sul ruolo significativo di Vasiliki nel corretto e retto orientamento spirituale di Alexandros.

Gerondissa Theodosia di Tinos

La Gerondissa Theodosia, che governava il monastero di Kechrovounio dove si ritirò la monaca Atanasia, era anch’essa figlia spirituale di San Daniele. Rinomata per la sua santità, rappresentava un esempio di come l’influenza spirituale del santo si estendesse anche al monachesimo femminile, contribuendo alla formazione di guide spirituali capaci di dirigere intere comunità monastiche.

La corrispondenza con i grandi Padri spirituali del tempo

San Filareto Zervakos

San Daniele mantenne una importante corrispondenza con San Filareto Zervakos, il grande rinnovatore della vita monastica. È particolarmente significativo che padri spirituali già affermati e riconosciuti come San Filareto gli chiedessero consigli e indicazioni per l’esercizio del ministero spirituale. Nell’archivio dell’eremo di Katunakia si conservano lettere di San Filoteo, così come una lettera di San Daniele indirizzata a Filareto Zervakos inviata nel gennaio 1913.

Sant’Amfilochio Makris di Patmos

San Daniele ebbe anche rapporti epistolari con il famoso staretz di Patmos, Amfilochio Makris. Si conserva una lettera di San Daniele indirizzata al santo con l’intestazione: “All’onorevole amico Amfilochio Monaco che vive in hesychia nel Sacro Monastero del santo Cristodulo a Patmos”.

Il santo di Patmos aveva conosciuto personalmente San Daniele durante i suoi viaggi al Monte Athos, come riferisce la sua biografia più recente e completa: “Visitò tutti i monasteri e gli skiti, conobbe uomini santi, come lo staretz Daniele Katunakiotis e altri, dai quali ricevette grandissimi benefici spirituali”.

L’influenza sui coniugi Moraitidis e San Nectarios

È importante notare che entrambi i membri della coppia Moraitidis contribuirono molto allo sviluppo della comunicazione e della mutua stima tra San Nectarios e San Daniele. La moglie di Moraitidis, Vasiliki, apparteneva al circolo di donne che si trovavano sotto la guida di San Nectarios durante il periodo della sua direzione della Scuola Ecclesiastica Rizarios.

Detti e insegnamenti spirituali

Sul discernimento spirituale

“Il diavolo non si rallegra mai di più che quando parla con l’uomo che coltiva il proprio orgoglio, sia questi teologo, erudito o grande asceta. Al contrario, teme l’uomo umile e obbediente.”

Sulle false visioni

Scrivendo alle monache di Egina: “Quando una sorella immersa nella preghiera è presa dal pentimento e le vengono abbondanti lacrime, stia molto attenta che il diavolo della vanagloria non le dia il pensiero che sta praticando la virtù, ma preghi la Madre di Dio di darle l’umiltà della conoscenza di sé. Poiché il pentimento doloroso è il dovere di coloro che si convertono. Se durante la preghiera sente un profumo o vede una luce, o un angelo, non sia mai attratta da tali contemplazioni!”

Sulla vigilanza spirituale

“Secondo la sapienza patristica, gli estremi, l’inutile e l’esagerato sono ‘opera dei demoni’.”

Miracoli e guarigioni

La guarigione miracolosa dalla nefrite

Durante il suo soggiorno al monastero di Vatopedi, San Daniele soffrì di una grave crisi di nefrite (infiammazione dei reni). “La spina nella carne” causò al padre un dolore grandissimo, tenendolo a letto per diverse settimane. L’egumeno del monastero lo curò con molto amore, ma padre Daniele aveva una fede salda nella Madre di Dio. Si rivolse alla Madre di Dio con lacrime, essendo certo della sua risposta.

Il 31 agosto, giorno in cui il monastero celebrava la festa della Santa Cintura della Madre di Dio, padre Daniele fu guarito completamente e definitivamente da questa malattia. Da allora in poi non ebbe mai più tali crisi, anche se per dieci anni esse gli avevano causato molta sofferenza.

La liberazione del professore posseduto

Tra coloro che furono salvati dall’inganno da San Daniele vi era un professore dell’isola di Corfù, che vantava di avere uno stretto rapporto con San Spiridione. Quest’uomo si basava su una mescolanza tra cristianesimo e spiritismo, tanto da essere arrivato a credere che il santo operasse miracoli attraverso di lui.

Il diavolo gli appariva nelle sembianze di San Spiridione, ordinandogli di tenere una candela accesa in mano durante la preghiera e di non spegnerla, sopportando con pazienza il dolore anche quando la cera gli bruciava la pelle, “perché così – gli diceva – sperimenterai qualcosa della sofferenza dei martiri”. Gli disse inoltre di non ricevere più la Santa Eucaristia in chiesa, ma di cibarsi di ciò che colava dalla sua mano ustionata, “perché ha lo stesso valore della Comunione”.

In questo modo l’uomo era arrivato a deturparsi gravemente le mani. Era persino giunto a pronunciare preghiere per allontanare le nuvole o per far venire la pioggia, credendo di possedere poteri taumaturgici. Giunto in uno stato di terribile disperazione, l’uomo chiese aiuto ad un’altra persona, che lo indirizzò verso Katunakia. Là San Daniele gli mostrò chiaramente come i veri miracoli divini differiscano dalle false operazioni demoniache. Attraverso la preghiera e l’esorcismo, San Daniele liberò completamente il professore dalla possessione demoniaca.

Il caso dell’asceta orgoglioso

Quando San Daniele si trovava nel monastero russo, osservò che un certo monaco viveva in ascesi in una cella fuori dal monastero, recitando la parte di un grande asceta. Digiunava duramente, indossava gli abiti più logori, camminava scalzo anche d’inverno. Tra le altre cose, mentre la regola prevedeva 300 prostrazioni al giorno, egli ne faceva 3000. Per questo motivo, altri monaci si meravigliavano di lui.

San Daniele, anche se all’epoca era più giovane, non diede nessun segno di entusiasmo. I suoi occhi chiaroveggenti avevano scorto una regola che non era gradita a Dio. Osservò che la porta della cella del monaco aveva una fessura che permetteva ai passanti di guardare dentro e lodare il suo grande ascetismo.

L’amore lo spinse ad avvertire l’egumeno, e proprio per questo salvò questo fratello dall’inganno. L’egumeno si recò alla cella del “super-asceta” e, dopo aver scoperto la verità, gli ordinò di fare solo 50 prostrazioni invece di 3000, per non diventare orgoglioso.

Con queste parole, l’egumeno se ne andò. L’incisione era stata fatta e l’ascesso rivelò subito il suo contenuto impuro. Infatti il precedente “super-asceta” si voltò di 180 gradi. Non riusciva a fare nemmeno 50 prostrazioni. Invece di abiti strappati, ora indossava ciò che c’era di più costoso e aveva i cibi più scelti portati alla sua povera tavola. Evidentemente, gli altri monaci rimasero stupiti e compresero che le sue pratiche ascetiche esagerate erano alimentate dallo spirito dell’orgoglio. Questo spiegava il cambiamento così repentino: lo spirito dell’accidia, che aveva travestito la vanagloria da virtù, una volta smascherato tendeva verso l’estremo opposto.

Gli scritti e l’arte spirituale

Per cinquant’anni a Katunakia, con le sue parole, i suoi scritti e il suo pennello, San Daniele creò una famosa casa di virtù, iconografia, scrittura, musica e ospitalità. Non si stancava di vegliare tutta la notte scrivendo lettere e studi per sostenere e illuminare i suoi amati fratelli.

Le opere letterarie

San Daniele compose numerose opere teologiche e ascetiche, tra cui:

  • Epistole spirituali: Centinaia di lettere di direzione spirituale inviate a monaci, monache e laici di tutto il mondo ortodosso
  • Studi patristici: Approfondimenti sui testi dei Padri della Chiesa, sempre con rigorosi riferimenti alla letteratura patristica
  • Trattati contro le eresie: Opere specificamente scritte per rispondere ai problemi teologici del tempo, particolarmente contro gli errori di Makrakis e dei suoi seguaci
  • Scritti contro i falsi mistici: Analisi del discernimento spirituale per smascherare le false visioni e i fenomeni di origine demoniaca
  • Opere di apologetica: Difese della vita monastica e della tradizione ortodossa contro i suoi detrattori moderni

Le sue lettere con San Nectarios di Egina, ricche di insegnamenti spirituali, sono considerate tra i più preziosi documenti della spiritualità ortodossa del XX secolo.

L’arte dell’iconografia

San Daniele praticava l’arte dell’iconografia (pittura di icone) e la trasmise alla fratellanza, che continua a praticarla ancora oggi. I monaci che vivono a Katunakia si distinguono per il loro talento nell’iconografia e nel canto.

San Daniele non si limitava a dipingere icone, ma sviluppò una vera e propria scuola di iconografia spirituale, basata sui principi tradizionali dell’arte bizantina ma arricchita dalla sua profonda esperienza mistica.

Le sue icone erano caratterizzate da:

  • Fedeltà teologica: Ogni dettaglio rispettava rigorosamente la tradizione iconografica ortodossa
  • Intensità spirituale: I volti dei santi dipinti da San Daniele esprimevano una particolare profondità contemplativa
  • Tecnica raffinata: Utilizzava le tecniche tradizionali dell’iconografia athonita, con particolare maestria nell’uso dei colori e dell’oro

L’eredità dei “Danielei”

La fratellanza dei “Danielei” (Danielaioi), discendenti spirituali di San Daniele che fondò l’eremo nel 1875, continua oggi la sua opera. Essi mantengono vive le tradizioni del santo maestro in diversi ambiti:

Iconografia contemporanea: I monaci della fratellanza continuano a dipingere icone seguendo il metodo insegnato da San Daniele, creando opere che vengono richieste da chiese e monasteri di tutto il mondo ortodosso.

Agiografia scritta: Oltre alla pittura di icone, i “Danielei” si dedicano anche alla scrittura delle vite dei santi (agiografia nel senso letterario), continuando la tradizione di ricerca e documentazione spirituale iniziata dal loro fondatore.

Copiatura di manoscritti: Mantengono l’antica tradizione della trascrizione di testi patristici e liturgici, preservando il patrimonio scritto della Chiesa Ortodossa.

Musica sacra: Come accennato nelle fonti, coltivano anche l’arte del canto bizantino, componendo e preservando la musica liturgica tradizionale.

Canonizzazione e venerazione

San Daniele morì santamente il 20 luglio 1929, dopo una vita interamente consacrata a Dio e alla direzione spirituale delle anime. Il luogo della sua sepoltura è rimasto per 122 anni (1881-2003) e 74 anni dalla sua dormizione (1929-2003) vivo della presenza del santo attraverso le lotte ascetiche dei suoi successori spirituali, i “Danielei”, illuminati dalla Grazia dello Spirito Santo. Il Sinodo del Patriarcato Ecumenico ha annunciato l’iscrizione nel calendario della Chiesa Ortodossa di tre monaci aghioriti: i Santi Giuseppe l’Esicasta, Efrem Katunakiotis e Daniele Katunakiotis. L’annuncio è stato fatto attraverso un comunicato stampa emesso dopo la seduta di lunedì 9 marzo 2020.

La sua festa liturgica si celebra il 7 settembre secondo il calendario liturgico ortodosso, e la sua memoria è venerata in tutto il mondo ortodosso come quella di un grande staretz e confessore della fede, dotato dei carismi del discernimento degli spiriti, della profezia e della guarigione spirituale.

Tropario di San Daniele di Katounakia

Tono I

Lira dello Spirito ti mostrasti, Daniele,
in Katounakia lottando santamente.
Con il lume del retto discernimento
hai liberato tutti dall’inganno del nemico.

Per questo ti gridiamo con fede:
Gloria a Colui che ti ha incoronato,
gloria a Colui che ti ha santificato,
gloria a Colui che per mezzo di te
a tutti dona guarigioni

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