30 agosto/12 settembre e 1/14 novembre: Memoria del nostro santo padre Fantino il Nuovo, che si addormentò nel Signore a Salonicco.
Questo santo padre Fantino, detto il Giovane o il Nuovo, nacque in Calabria agli inizi del X secolo da Giorgio e Vrièni, ricchi e pii possidenti. All’età di otto anni, secondo la tradizione, fu condotto dal padre a Melicuccà presso il grande asceta sant’Elia lo Speleota, che lo tonsurò monaco con le sue stesse mani.
Per vent’anni visse in perfetta obbedienza presso la grotta del santo, esercitandosi nelle più umili mansioni e formandosi, al tempo stesso, in ogni scienza utile alla vita monastica. Alla dormizione di sant’Elia, egli si ritirò nel deserto, dove trascorse diciotto anni nudo, in ascesi durissima e in preghiera incessante. La sua vita era un continuo martirio e una violenza evangelica: “follia in Cristo” che spesso lo rendeva incompreso persino dai suoi figli spirituali.
Alternando la solitudine al cenobio, copiava manoscritti, ammaestrava i fratelli e fondò diversi monasteri. In essi accolse anche i suoi stessi familiari: i fratelli Luca e Cosma, la sorella Caterina e i genitori, che egli condusse alla vita monastica.
Durante questo tempo ebbe visioni profetiche, che confidò a san Nilo di Rossano, suo discepolo e figlio spirituale. Vide i monasteri ridotti in rovina, dati alle fiamme e i libri gettati nell’acqua: segno del futuro decadimento del monachesimo in Calabria. Compreso da ciò che doveva fuggire, si preparò al viaggio.
All’età di sessantasei anni, prese con sé i suoi discepoli Vitale e Niceforo il Nudo, e il 5 luglio si imbarcò verso la Grecia. Giunse prima a Corinto, poi ad Atene, dove venerò la Madre di Dio sull’Acropoli e visitò la reliquia di sant’Andrea. Da lì si recò a Lárissa, presso la chiesa di san Achillio, e infine giunse a Salonicco, dove rimase per otto anni presso la chiesa del martire san Minàs.
In tutta la sua dimora in Macedonia, brillò di virtù, carità e miracoli. Guarì infermi, consolò poveri e oppressi, rimproverò i potenti ingiusti, e fu rifugio sicuro per i perseguitati. La sua condotta, a volte “eccentrica” agli occhi degli uomini, era in realtà sapienza spirituale e fu porto di salvezza per molti.
Un giorno, recandosi al tempio della santa martire Anisia, incontrò i santi monaci dell’Athos Atanasio l’Athonita e Paolo di Xiropotamo, e rese gloria a Dio per la loro santità. Più tardi, il suo discepolo san Niceforo divenne seguace dello stesso Atanasio. Dopo la sua morte, il corpo di Niceforo emanò miron, come sigillo della grazia che anche Fantino aveva trasmesso.
Fantino fu amico di san Fozio il Tessalo, fondatore del monastero di Akapnio, che lo assistette negli ultimi istanti della sua vita. All’età di settantatré anni, il 14 novembre 974, rese la sua anima al Signore. Subito fu venerato come santo. A Salonicco gli fu dipinta l’icona, e sul monte Chortiatis venne costruita una chiesa in suo onore, presso la quale furono deposte le sue reliquie, la cui collocazione precisa oggi non è nota.
Il Bios del santo, scritto da un suo discepolo, si conserva nel codice Mosq. 478, proveniente dal monastero di Kutlumusi sul Monte Athos, oggi custodito a Mosca. La sua memoria è registrata nel Sinassario di Costantinopoli.
In tempi recenti, il Monastero femminile di Ormilia in Grecia ha ripubblicato le vite di san Nilo il Calabro e di san Fantino il Nuovo, rinnovando così il legame tra il santo taumaturgo e il monachesimo ortodosso.
✝︎ Con le sue preghiere, o Cristo Dio, abbi misericordia di noi. Amen.

