Tutte le Nostre Morte nella Sua – p. Savatie Baștovoi

Il dolore di Cristo ha abbracciato tutte le sofferenze dell’umanità: il dolore della solitudine, il dolore dell’abbandono, il dolore dell’incomprensione, il dolore della separazione, il dolore del tradimento. Tutti questi fanno parte dei dolori della morte.

Mi è stato chiesto come mai ho detto che Cristo ha vissuto il dolore del primo uomo di fronte alla morte. È proprio così. Perché Cristo è il “primogenito dei morti” (Apocalisse 1,5). Egli è l’Uomo perfetto, senza peccato, innocente, che muore.

Adamo è morto come conseguenza del suo peccato; muore vecchio, stanco della vita, portando un corpo intorpidito e malato. La morte, per Adamo, è stata conseguenza della corruzione, e il suo corpo è caduto nella morte come un frutto guasto dall’albero.

Cristo, invece, è l’Uomo nuovo, l’Adamo incorruttibile e innocente, con i sensi non toccati da alcun torpore o abitudine, con un corpo nella pienezza della sua maturità, pieno di vita, e quindi, vivente il dolore della morte nella sua massima intensità.

Ecco perché non è sbagliato dire che Cristo è il primo uomo, è l’Uomo stesso, l’uomo perfetto e innocente che affronta la morte, che muore nel senso dell’inizio e nel senso ultimo, per vincere la morte.

Tutti i morti, con tutte le loro sofferenze, sono compresi nella morte di Cristo.

Pur essendo innocente, pur essendo estraneo al peccato e quindi non soggetto alla condanna della morte, Cristo assume su di Sé la maledizione comune dell’umanità e muore per amore verso di noi. Facendosi partecipe del dolore della nostra morte, ci rende partecipi della Sua risurrezione.

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