Man mano che ci avviciniamo alle Sante e salvifiche Passioni del Signore, si intensifica profondamente il carattere drammatico degli eventi. Il cammino verso il Golgota si fa più denso, più vertiginoso, e la tensione spirituale raggiunge il suo apice. Il Giovedì Santo ci introduce nel cuore stesso del mistero cristiano.
Contrasti rivelatori
Nel susseguirsi dei momenti che precedono la Croce, la figura di Cristo domina il centro della scena, attorno alla quale si dispiegano gesti opposti: da un lato, una donna peccatrice si avvicina al Signore con lacrime di pentimento, lavandogli i piedi con somma umiltà; dall’altro, uno dei Suoi discepoli, travolto dall’apostasia, Lo consegna ai sommi sacerdoti. Mentre il gesto della donna dimostra la potenza trasformante dell’amore e della predicazione del Salvatore, il tradimento del discepolo svela la fragilità umana, anche in coloro che sembravano i più vicini a Cristo.
La misericordia divina accoglie con bontà l’umiliazione sincera, mentre la durezza di cuore e l’orgoglio precipitano l’uomo nella perdizione. Persino Pietro, con le sue grandi parole, finirà per rinnegare il Signore davanti a una semplice fanciulla. È questa una lezione viva per tutti noi: non la sicurezza in se stessi, ma la vigilanza, la preghiera e l’umiltà ci tengono saldi nella fede.
La Cena Mistica e l’unità in Cristo
Durante l’Ultima Cena, evento centrale del Giovedì Santo, il Signore istituisce la Santissima Eucaristia, mistero di unità e comunione. In quel momento solenne, Gesù non solo offre il Suo Corpo e il Suo Sangue come nutrimento di vita eterna, ma parla con i discepoli rivelando i misteri più alti: il Padre, il Consolatore, la Chiesa nascente, la Sua Passione imminente e il Regno dei Cieli.
Tutto il Suo insegnamento converge in un desiderio ardente di unità: «perché siano una cosa sola». E la preghiera sacerdotale che rivolge al Padre, al termine della Cena, è uno dei testi più toccanti e profondi di tutta la Scrittura. Cristo prega per la Sua Chiesa, per l’unità dei credenti, per la loro protezione e santificazione.
Amore concreto e misericordia attiva
Il Signore si comporta con Giuda allo stesso modo con cui si comporta con gli altri discepoli. Sa bene chi Lo tradirà, eppure non lo esclude dalla comunione della mensa. Questo ci rivela la profondità insondabile della divina compassione. Lo scopo dell’intera opera pubblica del Salvatore è la riconciliazione dell’uomo con Dio, la restaurazione dell’immagine divina nell’uomo.
Secondo san Nicola Cabasila, ciò che l’uomo deve fare è accogliere i doni divini con umiltà e vigilanza: «non scuotere il capo, per non perdere la corona che Dio gli ha posto sul capo». Avvicinarsi alla Cena del Signore con timore, esame di coscienza e sincero desiderio di purificazione – perché, in fin dei conti, anche la purificazione dell’anima è un dono divino.
Fatti, non parole
Le promesse verbali non bastano. Le parole altisonanti di Pietro svaniscono come fumo al vento, mentre la presenza silenziosa delle donne mirofore accanto alla Croce brilla per fedeltà e amore autentico. Non avevano proclamato nulla, ma sono rimaste, forti nella loro dedizione, là dove tutto sembrava perduto. Per questo sono state le prime a vedere il Signore Risorto.
Riconciliazione: la più grande offerta
Oltre al messaggio di unità, il Signore ci consegna anche quello della riconciliazione: tra l’uomo e Dio, e tra gli uomini tra loro. In un’omelia, san Giovanni Crisostomo insegna che la più grande offerta a Dio è la riconciliazione con il fratello, ancora prima di portare un dono sull’altare.
Se vogliamo penetrare il mistero del sacrificio volontario di Cristo sul Golgota, dobbiamo imparare a perdonare, ad amarci gli uni gli altri, ad accogliere anche il più perduto tra gli uomini. Solo così potremo comprendere il gesto sconvolgente di Cristo, che apre le porte del Regno al ladrone pentito prima ancora che a qualunque altro.
Che il Giovedì Santo ci trovi in preghiera, riconciliati, umili e pronti ad accogliere il dono supremo della Croce, segno dell’Amore senza limiti.
