Rispettiamo quest’ordine, fratelli, e cerchiamo di mantenerlo.
Uno sia l’orecchio, un altro la lingua, un altro la mano, un altro ancora un altro organo (cf. 1Cor 12,12-27). Uno insegni, un altro impari, un altro operi il bene con le proprie mani, per farne partecipe chi ne ha bisogno (Ef 4,28) e chiede aiuto. Uno guidi e si incarichi di questo compito; un altro sia riconosciuto giusto per il servizio che ha prestato. E chi insegna lo faccia in modo conveniente.
Infatti, parlino due o tre profeti, ciascuno a turno, e uno solo spieghi; se uno riceve una rivelazione, il primo gli ceda il posto (1Cor 14,29-30). Chi impara, lo faccia nell’obbedienza; chi dà, lo faccia con gioia (cf. Rm 12,8) e chi presta un servizio, lo faccia con sollecitudine.
Non siamo tutti la bocca – a questo si è maggiormente inclini – non siamo tutti profeti, non siamo tutti apostoli, non siamo tutti interpreti [della parola di Dio]. E cosa grande parlare di Dio, ma cosa ancor più grande è purificarsi per Dio, poiché la saggezza non entrerà in un’anima malvagia (Sap 1,4). Noi abbiamo ricevuto ordine di seminare in vista della giustizia e di vendemmiare il frutto della vita (cf. Os 10,12), per essere illuminati dalla luce della conoscenza.
Paolo ritiene che noi siamo conosciuti dal Signore per il fatto che lo amiamo e che veniamo istruiti per il fatto che siamo conosciuti (cf. 1Cor 8,3); egli sa che per giungere alla conoscenza vi è una via migliore di quella di formulare giudizi propri, cosa che gonfia d’orgoglio (cf. 1Cor 8,2).
E gran cosa insegnare? Ma imparare è privo di pericoli. Perché ti erigi a pastore quando sei pecora? Perché diventi testa, se sei piede?
Parla pure se hai da dire qualcosa che valga più del silenzio! Infatti, tu sai bene che è cosa lodevole tenere a freno le labbra. Ama il silenzio, quando è meglio tacere che parlare… Voi non sapete che gran dono di Dio è il silenzio, così come il fatto di non essere obbligati a proferire una parola, di poter scegliere a proprio piacimento di parlare o di tacere, di evitare l’una o l’altra cosa, di disporre della parola e del silenzio.
S. Gregorio di Nazianzo, Discorsi 32,12-14
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