San Gregorio Magno: Le penne della colomba

Gregorio ad Anastasio, vescovo di Antiochia.

Ho ricevuto la lettera della dolcissima beatitudine vostra, che invece di parole faceva piovere lacrime… È bene che la vostra santità ricordi sempre, come già fa, ciò che dice il predicatore delle genti: Negli ultimi tempi giungeranno tempi difficili e vi saranno uomini amanti di sé, avidi, superbi (2 Tm 3,1-2), e il resto che mi è penoso dire e che non è necessario che voi ascoltiate. Ecco, nella santa vecchiaia, la vostra beatitudine patisce a motivo di molteplici tribolazioni. Ma consideri quale sede occupa. Non forse quella [di Pietro], di colui al quale la voce della verità disse: Quando sarai vecchio, un altro ti cingerà e ti porterà dove tu non vuoi (Gv 21,18)? Dicendo questo mi ricordo che la vostra santità ha sudato in molte avversità fin dalla giovinezza. Dica dunque con il buon re: Ripenserò a tutti i miei anni con l’amarezza dell’anima mia (Is 38,15). Vi sono molti che, come scrivete, si rallegrano delle nostre ferite, ma noi conosciamo chi ha detto: Voi gemerete e piangerete; mentre il mondo godrà, voi sarete nella tristezza; e subito aggiunge: Ma la vostra tristezza si cambierà in gioia (Gv 16,20). Poiché già sopportiamo quello che è stato preannunciato, non ci resta altro compito che sperare nei beni promessi…

La dolcissima santità vostra mi fa sapere che se fosse possibile, vorrebbe parlare con me senza ricorrere a carta e penna e si rattrista della distanza che vi è fra noi, quasi l’intero spazio tra oriente e occidente. Ma io dico ciò che sento esser vero: anche con la carta il vostro cuore mi parla senza carta; non siamo divisi dallo spazio, perché, per dono di Dio, siamo una sola cosa nel vincolo dell’amore. Perché andate in cerca delle penne della colomba argentata (cf. Sal 67 [68],14)? Già la possedete. Le penne della colomba sono l’amo-re di Dio e del prossimo. Con esse la santa chiesa vola, si libra al di sopra di tutto ciò che è terreno. Se la vostra santità non le possedesse, non sarebbe giunto fino a me con tanto amore attraverso una lettera.

San Gregorio Magno, Lettere 8,2

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