Non vedi che la Scrittura proibisce la raffigurazione di immagini a motivo dell’idolatria e che è impossibile rappresentare Dio che è incommensurabile, indescrivibile e invisibile? Gesù ha detto: Non avete visto il suo aspetto (Gv. 5,37); così ha detto anche Paolo stando nel mezzo dell’areopago: Essendo stirpe di Dio non dobbiamo credere che la divinità sia simile a oro o argento o pietra, scolpiti dall’arte e dall’ingegno umano (At. 17,29)… In che modo può essere raffigurato l’invisibile? In che modo può essere rappresentato colui che non è rappresentabile? In che modo può essere descritto colui che è privo di misura, di grandezza e di limiti? In che modo sarà definito colui che non ha forma? In che modo sarà dipinto con colori ciò che è privo di corpo? Che cosa dunque è stato indicato in modo oscuro? È chiaro che quando avrai visto che colui che è incorporeo è diventato uomo a causa tua, allora farai l’immagine della sua forma umana; quando l’invisibile è diventato visibile per la carne, allora dipingerai l’immagine di colui che è stato visto; quando colui che, per l’eccedenza della sua natura, è privo di corpo e di figura, di quantità, di qualità e di grandezza, quando colui che è in forma di Dio si è ristretto in una quantità e in una qualità assumendo la forma di servo (cf. Fil. 2,7) e ha indossato la figura del corpo, allora dipingilo su un quadro ed esponi alla contemplazione colui che ha accettato di essere visto. Di lui dipingi l’ineffabile condiscendenza, la nascita dalla Vergine, il battesimo nel Giordano, la trasfigurazione sul Tabor, le sofferenze generatrici di impassibilità, la morte, i miracoli, segni della sua natura divina, operati attraverso la potenza umana con potenza divina, la croce salvifica, il sepolcro, la resurrezione, l’ascesa al cielo; descrivi tutto a parole e con i colori.
S. Giovanni di Damasco, Discorsi sulle icone 1,7-8
