Il Vescovo di Dioclea, Kallistos Ware, parla del legame spirituale che ha con il Monastero di San Giovanni Teologo a Patmos e con padre Amfilóhios Makrís, ma anche con il Monte Athos.
Amo moltissimo l’isola di Patmos, non solo il Monastero di San Giovanni che vi si trova, ma l’intera isola e il modo in cui le persone vivono lì.
Sono andato per la prima volta a Patmos nel 1961, quando il turismo stava iniziando a svilupparsi. All’epoca ero laico e vi andai per studiare i manoscritti nella biblioteca del monastero. Fu allora che conobbi il Geronda Amfilóhios Makrís. Più tardi, circa quattro anni dopo, tornai di nuovo. A quel punto ero già diacono e rimasi sull’isola per circa un anno. In seguito, fui ordinato sacerdote e mi avvicinai ancora di più a padre Amfilóhios. Un giorno, egli mi disse: “Non devi rimanere sacerdote celibe, devi entrare in una famiglia spirituale, quella dei monaci”. Così divenni monaco lì, nel Monastero di San Giovanni Teologo. Da allora, vado regolarmente a Patmos.

Va detto che Patmos soffre a causa del turismo, perché non è facile, per un monaco, cercare di coltivare l’esichia in quel luogo. Così, ai nostri giorni, sebbene il monastero continui a conservare la sua antica tradizione, va detto che non ci sono giovani monaci desiderosi di andare e di condurre la vita monastica lì. Io spero che, tra non molto, il monastero rifiorisca come nei tempi antichi. Personalmente, se fossi un giovane monaco greco, non andrei a Patmos – per i motivi sopra esposti – ma andrei al Monte Athos.
Nel 1961 andai anche al Monte Athos e va detto che, in quegli anni, esso attraversava un periodo di decadenza. Anche lì, negli anni ’60, non c’erano giovani monaci. Certo, vi si trovavano monaci anziani, uomini santi. Tuttavia, in quel periodo, al Monte Athos non c’erano teologi. Oggi, tutto ciò appartiene al passato, le cose sono cambiate moltissimo negli ultimi 40 anni. Vi sono numerosi monaci spiritualmente avanzati, padri carismatici che possono guidare gli altri spiritualmente, e ritengo che il rinnovamento della vita spirituale al Monte Athos sia dovuto, prima di tutto, a questi monaci. I giovani non cercano monasteri con icone splendide e grandi biblioteche. Essi cercano, prima di tutto, un uomo che possa indicare loro la via per il Cielo, e oggi, al Monte Athos, vi sono molte persone di questo genere. Menzionando questo, penso al Geronda Vassílios Gondikákis di Stavronikita e Iviron, che è ancora in vita, al Geronda Emilianos di Símonos Pétras, al Geronda Gheórghios Kapsánis, a padre Efrem, che ora si trova in Arizona e che ha fondato circa 16 monasteri in 10 anni negli Stati Uniti. Grazie a persone come queste, la vita spirituale al Monte Athos è cambiata moltissimo negli ultimi 40 anni.
Il monastero è un luogo di preghiera, dove ogni giorno si celebrano funzioni, sia di giorno che di notte. Ma non è solo questo. Il monaco, nella sua cella, in solitudine, prega incessantemente recitando la Preghiera di Gesù: “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me”, una preghiera che ha influenzato profondamente anche la mia vita. Il monaco, prima di tutto, prega per il mondo, e questa sua preghiera porta un grande beneficio. Inoltre, i monaci scrivono libri che vengono letti anche dai laici, vanno nel mondo per predicare la fede, come fece San Cosma Etolico nel XVIII secolo, traducono e pubblicano libri spirituali, come San Nicodemo l’Aghiorita, e alcuni di loro sono confessori che aiutano le anime in cerca di salvezza. Tutto questo è di grande aiuto per i cristiani, ma la cosa più importante è la preghiera che i monaci fanno nella loro cella per tutto il mondo. Questo è il vero dono del monachesimo al mondo.
fonte: https://www.pemptousia.ro/2015/04/legatura-mea-cu-insula-patmos-si-cu-sfantul-munte/
