S. Nicodemo L’Aghiorita: Parola dedicata ai Santi Arcangeli Michele e Gabriele

Se, miei amati Padri e fratelli, il Signore volesse concedere a me, umile servo, il dono di parlare una delle lingue degli Angeli, come afferma l’apostolo Paolo, discepolo di Cristo: «Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli» (1 Cor 13,1), certamente – e sarebbe naturale che fosse così – desidererei con quella lingua angelica rendere lode in modo degno ai santi Arcangeli Michele e Gabriele, servitori del Signore. Infatti, è proprio della natura delle cose che solo chi è simile può lodare e presentare degnamente un altro simile a sé.

Se mi fosse data una di quelle lingue di fuoco e immateriali che il Signore conferì ai Santi Apostoli, allora avrei voluto proclamare con riverenza le lodi trascendenti dei supremi Angeli, di fuoco e immateriali. E, qualora non fosse così, avrei almeno desiderato che la mia bocca fosse purificata, come accadde a Isaia tramite il carbone ardente portato da un Angelo con le tenaglie. Allora avrei potuto sperare di pronunciare qualcosa di degno della maestà degli Arcangeli.

Ma, poiché sono privo di tali doni e non posseggo una lingua angelica bensì umana, non di fuoco ma terrestre, non immateriale ma materiale, non pura ma impura, e inoltre una lingua priva di eloquenza e metodo, ma semplice e non istruita – che cosa potete sperare da me? Di udire cioè poche e umili riflessioni sui santi Arcangeli.

Perciò, lasciando da parte gli aspetti riguardanti la natura degli Arcangeli, il tempo e il modo della loro creazione, il loro pensare, il loro muoversi, e altre caratteristiche che spettano alla loro natura celeste e che i teologi, specialmente il linguaggio teologico sublime e angelico di Dionigi l’Areopagita, insegnano, desidero in questo discorso di lode evidenziare che il divino Michele e il santo Gabriele furono servitori unici delle energie e delle opere straordinarie dell’Onnipotente Dio.

Secondo i teologi, ci sono due opere principali e incomparabili di Dio: una è la giustizia, che è anche chiamata giudizio e la possibilità di essere autonomo, e l’altra è la bontà, che è anche chiamata benevolenza, misericordia e pietà; su di essa dice Davide: “La tua misericordia e la tua giustizia canterò a te, Signore” (Salmo 100, 1). Con la giustizia, Dio giudica e rimprovera gli uomini quando peccano e non osservano i Suoi comandamenti, mentre con la bontà, Li dona la misericordia e li perdona.

Ora, l’Arcangelo Michele appare come un Angelo senza pari della giustizia divina, perché lo vediamo essere incaricato di rimproverare e correggere i malvagi, proteggendo e difendendo i buoni; come si può vedere anche in molti altri passi delle Scritture divine, come nella morte che Michele portò sui primogeniti d’Egitto, proteggendo allo stesso tempo la vita dei primogeniti degli Israeliti.

D’altra parte, l’Arcangelo Gabriele appare come l’Angelo senza pari della bontà e misericordia di Dio, poiché lo vediamo incaricato di fare a qualcuno una misericordia eccezionale, come si vede in altri casi, in particolare nell’annuncio che ha dato al mondo della grande misericordia della venuta di Cristo.

Ci sono tre opere principali e maggiori che Dio ha compiuto: in primo luogo, la creazione del mondo intelligibile, in secondo luogo, la creazione del mondo sensibile, e in terzo luogo, l’economia dell’incarnazione di Dio Verbo. In tutte e tre queste opere, i primi e i più importanti servitori sono stati Michele e Gabriele.

Dio crea prima il mondo intelligibile dal nulla, cioè il cielo che è chiamato fuoco, e lo riempie, come con stelle troppo luminose, con un numero infinito di angeli immateriali. Lo adorna con tre triadi di gerarchie: Troni, Cherubini e Serafini; Dominazioni, Potestà e Principati; Inizi, Arcangeli e Angeli. E su tutte queste schiere angeliche, pone come guide e maestri Michele e Gabriele. E come è stato stabilito così? Ascoltate!

Michele, rimanendo un servitore riconoscente del Dio Onnipotente, ha combattuto una guerra noetica nel Cielo contro il diavolo che si era ribellato e contro i suoi angeli quando questi si sono innalzati contro il Dio vivente. Michele è colui che li ha scacciati nelle profondità della terra, come scritto nell’Apocalisse: “E ci fu guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combatterono contro il drago… E il grande drago, il serpente antico, chiamato diavolo e satana, che inganna tutto il mondo, fu scacciato sulla terra e i suoi angeli furono scacciati con lui” (Apocalisse 12, 7-9). Per questo grande atto eroico, fu posto come capo sopra tutte le schiere degli Angeli e insegnò loro a mantenere la gratitudine verso Dio, l’obbedienza, l’umiltà e a rimanere incessantemente e inseparabilmente in comunione con Lui.

Gabriele, a sua volta, essendo stato incaricato esclusivamente tra tutti gli altri Angeli del mistero dell’economia dell’Incarnazione, come dice anche il divino Crisostomo – insieme a lui solo, e ai cantori dell’Annunciazione, conferendogli solo a lui il mistero – divenne il primo e insostituibile servitore di quel mistero, dall’inizio alla fine. Per questo motivo, fu posto come il primo condottiero e maestro [insieme a Michele] delle schiere angeliche, inclusi i sublimi Cherubini e Serafini, e insegnò loro le parole e le conoscenze nascoste nei profondi misteri di Dio. E se Paolo dice che attraverso la Chiesa “la multiforme saggezza di Dio venga ora conosciuta, per mezzo della Chiesa, ai principati e alle potestà nei cieli” (Efesini 3, 10), questo deve essere inteso come avvenuto per mezzo dell’intercessione del divino Gabriele, che ha ricevuto direttamente dal Verbo incarnato e dallo Spirito Santo, che è co-creatore con Lui, questa saggezza multiforme – una saggezza che significa, secondo le parole di Gregorio di Nissa, che Dio vince l’opposizione con l’opposizione: l’orgoglio con l’umiltà, la gloria con l’infamia, la potenza con la debolezza, la saggezza con la follia – e così trasmise questa saggezza multiforme a tutte le schiere degli angeli, senza alcuna traccia di invidia, dicendo loro le parole di Salomone: “L’ho insegnata senza malizia, la condivido senza invidia” (Sapienza di Salomone 7, 13).

Il fatto che Gabriele fosse il primo tra tutte le nove schiere angeliche è evidente anche da questo: è comune l’opinione della Chiesa, espressa anche dalle parole di Abba Isaaco, che tutte le schiere angeliche ricevono tutta la luce da Cristo, salendo, secondo Paolo, “più in alto di ogni principato e potestà, e di ogni potenza e dominio, e di ogni nome che si nomina, non solo in questo secolo, ma anche in quello futuro” (Efesini 1, 21). Inoltre, è comune l’opinione che tutte le schiere angeliche siano illuminate dalla Madre di Dio, la quale è incomparabilmente più alta dei Serafini, come dice Gregorio di Tessalonica (Palama), nel suo primo discorso sull’Ingresso della Madre di Dio nella Chiesa e nella sua omelia sull’Assunzione della Madre di Dio. E poiché più vicino a Cristo e alla Madre di Dio non c’è nessuno se non Gabriele, attraverso di lui tutte le altre schiere angeliche sono illuminate. Infatti, se il divino Dionisio dice che la prima schiera è quella dei Troni e l’ottava è quella degli Arcangeli, dobbiamo comprendere che questo era vero prima dell’Incarnazione; poiché dopo l’Incarnazione l’ordine è stato invertito, come dice il Santo Isaaco, e i primi sono diventati ultimi, e gli ultimi sono diventati primi.

E così, anche i due Arcangeli, Michele e Gabriele, attraverso questa santa e perfetta lezione di santa umiltà che hanno insegnato a tutti gli Angeli, li hanno perfezionati e li hanno resi non solo difficili da spostare verso il male, come erano prima della caduta, secondo le parole del Santo Gregorio Teologo, ma completamente incrollabili nel male e immutabili, come afferma il grande Gregorio di Tessalonica (Palama) e San Niceta, commentatore di San Gregorio Teologo.

In secondo luogo, Dio crea in sei giorni questo mondo visibile, adorna il cielo con molteplici stelle e luminari, abbellisce la terra con diverse piante e animali, riempie l’aria con i più dolci canti degli uccelli, e infine crea l’uomo e lo pone nel Giardino dell’Eden, dandogli il compito di custodire il Suo comandamento divino, noto a tutti. Ma l’uomo – ahimè! – trasgredisce il comandamento e viene cacciato dal Giardino dell’Eden in questa terra di dolore. E ancora, Dio stabilisce Michele e Gabriele come servitori incomparabili della Provvidenza e del giudizio che ha manifestato all’uomo per cinquemila e cinquecento anni. Così, il divino Michele, non appena Adamo fu cacciato dal Giardino, si fece misericordioso verso la sua calamità e lo insegnò – come uno che era senza esperienza – come coltivare la terra, come seminare, come mietere e, in breve, come gestire la sua vita piena di fatica, dal cibo all’abbigliamento, come ci mostrano i santi insegnanti della Chiesa. Lo stesso Michele non tardò a prevedere [le necessità] e a proteggere tutti i nostri antenati prima della Legge: Set, Enos, Enoch, Noè, Abramo, Isacco, Giacobbe e tutti i dodici Patriarchi: da un lato, guidandoli alla conoscenza dell’unico Dio vero, e dall’altro, rimproverando e punendo tutti coloro che cercavano di opporsi a Lui. Michele è stato l’insegnante e la guida di tutto il popolo israelitico, guidandolo e camminando con esso, sconfiggendo i popoli stranieri e conducendo gli israeliti nella terra promessa.

E qui dobbiamo meravigliarci della grandezza del divino Michele. Infatti, sapendo che gli Angeli avevano diviso tra loro le nazioni, e che a ciascuna nazione era stato assegnato un Angelo, come dice Mosè nel suo canto: [Il Dio Altissimo] “ha stabilito i confini delle nazioni secondo il numero degli angeli di Dio” (Deuteronomio 32, 8), tuttavia, non fu un Angelo a prendersi cura del popolo israelitico, ma Dio stesso. Eppure, questo Dio dice molte volte a Mosè che, al Suo posto, desidera che un Angelo, cioè il divino Michele, si prenda cura di Israele, come spiegano gli insegnanti.

Perciò, anche Dionisio l’Areopagita afferma che la teologia chiama Michele il conduttore del popolo ebraico. Vedete che privilegi? Vedete come Michele si è posto come mediatore invisibile e come servitore attraverso cui Dio ha dato la Legge a Mosè sul Monte Sinai? Perché, se la Legge è stata data attraverso gli Angeli, come dice Paolo: “Se si è confermato il messaggio pronunciato dagli angeli” (Ebrei 2, 2), e ancora: “Cos’è dunque la Legge?… [essa] è stata ordinata dagli angeli per mano di un mediatore” (Galati 3, 19), sicuramente essa è stata data per mezzo del capo degli Angeli, Michele.

E il divino Gabriele, a sua volta, non è stato da meno, sia annunciando la buona novella della nascita di figli a molte donne sterili prima e dopo la Legge, sia spiegando ai Profeti le rivelazioni e le visioni che vedevano, per guidarli così alla fede nel Messia che doveva venire; inoltre, per nome, Gabriele è menzionato nelle Sacre Scritture, mostrando che egli insegnò in modo molto chiaro al Profeta Daniele non solo come sarebbe nato e sarebbe stato crocifisso Cristo, ma anche dicendogli in quanti anni si sarebbero compiuti tutti questi eventi.

Nella profezia di Daniele che è stata letta questa sera durante la veglia, entrambi gli Arcangeli sono rappresentati chiaramente come uniti. Ecco cosa si dice: Daniele, dopo aver digiunato per 21 giorni in Babilonia, prega Dio affinché liberi gli Ebrei dalla schiavitù dei Persiani e Babilonesi. L’Arcangelo Gabriele porta la richiesta di Daniele davanti a Dio. L’Arcangelo che era il capo di quelle nazioni si oppone e impedisce la liberazione degli Ebrei – non per cattiveria, ma perché molti degli idolatri che vivevano insieme agli Ebrei cominciavano a credere nel vero Dio, come spiega Girolamo. Probabilmente l’Angelo si oppose alla liberazione perché non era stata ancora rivelata da Dio la notizia della liberazione degli Ebrei – ma l’Arcangelo Michele venne e aiutò Gabriele, e così, attraverso i due Angeli, gli Ebrei furono liberati (Daniele 10, 12-14).

Alla fine di tutto ciò, giunse il compimento dei tempi, quando doveva venire nel mondo il Figlio di Dio per perfezionare l’opera grande e incommensurabile della salvezza degli uomini. E anche in questo caso, Dio assegnò due servi eccezionali, ma con una differenza: Gabriele divenne il primo, e Michele il secondo; infatti, Gabriele, che aveva annunciato “Dio e l’uomo”, secondo le parole di San Proclo, doveva diventare anche il primo servo del Verbo Dio-Uomo. Gabriele, l’angelo che è simile a Dio, solo lui rivela questo mistero, come abbiamo detto. È lui che viene inviato dalla Regina di tutti e dalla sempre Vergine Maria, portando la buona notizia della gioia e dicendole il saluto salvifico: “Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te!”. Sempre Gabriele è colui che annuncia ai pastori la nascita gioiosa del Signore incarnato, è lui che guida i Magi attraverso la stella, insegna in sogno a Giuseppe di scendere in Egitto e poi di salire di nuovo nella terra di Israele, annuncia alle donne mirofore la Resurrezione del Salvatore e, all’Ascensione, scendendo, predice agli Apostoli la seconda venuta di Cristo, colui che è salito.

Allo stesso modo, il divino Michele, come dicono alcuni, è stato l’Angelo che ha dato forza e potere a Gesù durante l’agonia della Sua Passione, come dice San Luca: “Un angelo venne dal cielo e lo rafforzava”, e si è concluso che quell’Angelo fosse Michele, partendo dal suo nome, perché “Michele” significa “la potenza di Dio”, potenza e forza sono in lui. Michele, insieme a Gabriele, ha annunciato alle donne mirofore la Resurrezione, come afferma Giovanni Damasceno nel canone degli Arcangeli. Michele e Gabriele hanno anche annunciato agli Apostoli la venuta di Cristo, che è salito al cielo. Sempre di Michele si dice che ha liberato l’Apostolo Pietro dalla prigione e ha colpito Erode, che morì mangiato dai vermi. Vedete ora come Michele e Gabriele sono stati entrambi servi senza pari delle energie e delle opere senza pari di Dio, come abbiamo detto all’inizio del nostro discorso?

Così, Michele e Gabriele sono entrambi occhi luminosi dell’Onnipotente Dio attraverso cui Egli vede e illumina il mondo visibile e invisibile. Michele e Gabriele sono le due mani potenti dell’Onnipotente, attraverso le quali Egli governa tutte le cose, quelle celesti e quelle terrestri. Michele e Gabriele sono i due piedi rapidi con migliaia di ali del Signore, che è presente ovunque, con i quali circondano e percorrono non solo il mondo intero, ma arrivano anche alle anime immateriali degli uomini, fino agli angoli più oscuri. Per questo, in un attimo li vediamo in un angolo del mondo, e subito dopo, nell’altro angolo, ora fanno miracoli sulla terra, ora afferrano quelli che si stanno affondando nelle profondità dell’abisso.

Michele, l’Angelo del timore di Dio; Gabriele, l’Angelo della divina grazia. Michele, la destra sgridante del Giusto; Gabriele, la destra misericordiosa dell’Amante degli uomini. Michele, colui che è sopra le Potestà; Gabriele, il proclamatore delle cose indicibili. Michele, l’occhio inflessibile del Giudice; Gabriele, lo sguardo benevolo di Colui che vede prima. Michele, le voci spaventose, i tuoni, i fulmini e le trombe della discesa del Signore sul Monte Sinai; Gabriele, i venti leggeri, i saluti dolci, le luci tenui e le gocce di rugiada depositate senza rumore sulla lana, della discesa del Verbo di Dio nel ventre di Maria. Michele, il formidabile servitore della Legge Antica; Gabriele, il servitore scelto della nuova grazia dell’Evangelo.

Fonte: Periodico ΑΓΙΟΡΕΙΤΙΚΗ ΜΑΡΤΥΡΙΑ, Tesoro di Conoscenza e Pietà, Monastero di Xiropotamou, Monte Athos.

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