P. Efrem di Arizona: La Verità sull’Angelo Custode

Non so se, molte volte, abbiate visto persone avvicinarsi alla morte gridando disperate, vedendo angeli e demoni, scorgendo l’Arcangelo Michele con la spada mentre raccoglie le loro anime, mentre i loro occhi si capovolgono e bevono il calice amaro della morte. Tutto ciò che viene detto nel servizio funebre e negli insegnamenti dei Santi Padri è verissimo. Per ogni uomo, e in particolare per ogni cristiano, la morte è un fenomeno inevitabile. Noi conosciamo molte cose di questo genere, abbiamo assistito a molte morti e le confermiamo col sigillo del sangue del nostro cuore. Perciò, prima che giunga quell’ora spaventosa, prima della morte, prima di vedere i demoni che circondano il nostro letto, pronti a strapparci l’anima e a trascinarla all’inferno… in quel momento, i buoni angeli, i nostri fratelli maggiori, queste sante creature si prendono cura di noi e tentano di salvare la nostra anima dalle mani dei demoni. Tale è il grande amore di questi santi fratelli nostri e dell’angelo custode della nostra vita.

Perciò, dobbiamo pregare il nostro angelo custode, affinché ci aiuti e ci custodisca. Poiché, quando noi preghiamo, anche lui prega insieme a noi. E quando noi pecchiamo, lui piange.

Vi racconterò qualcosa di molto bello dai Santi Padri. Un uomo dalla vita santa, un asceta, scese in città per una necessità dello skete, per parlare con il vescovo. Scendendo in città, vide un giovane fuori da una casa piangere con dolore. Con il dono della preveggenza che possedeva, avendo gli occhi dell’anima aperti, vide che colui che piangeva non era un uomo, ma l’angelo del Signore. Si avvicinò a lui e gli chiese: “Per il nome di Dio, dimmi chi sei?” E l’angelo rispose: “Servo di Dio, io non sono un uomo, sono l’angelo custode di un’anima che ora si trova in questa casa e sta commettendo fornicazione in questo momento, e io rimango fuori, perché non posso sopportare quella impurità e sporcizia che si trova là dentro. Resto fuori e piango, e prego Dio che lo illumini, che si penta e che non continui a vivere nel peccato.” L’angelo piangeva e l’uomo, con un’anima immortale, vendeva il suo spirito per un piatto di lenticchie, come dice la Scrittura.

Perciò, tutti noi, e io per primo, dobbiamo riflettere seriamente e non farci ingannare dal diavolo col peccato. Nel momento in cui necessitiamo di pentimento, di lacrime, di pianto, non dobbiamo vagare senza scopo, divertirci, danzare, balzare e abbellirci per apparire diversi da come Dio ci ha creati. Non dobbiamo fare così! Dobbiamo preoccuparci di come piacere a Dio. Dio guarda al cuore, non a ciò che è esteriore. A queste cose guarda il diavolo e ci induce a peccare. Dio guarda all’interiorità. Abbelliamo dunque la nostra anima con le virtù!

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