Per padre Efrem, l’incontro con Gheron Iosif si rivelò cruciale: lo aiuterà a percorrere la distanza dallo stadio della purificazione dell’anima dalle passioni fino all’illuminazione e alla divinizzazione. Giunto alla vecchiaia, padre Efrem confesserà ai monaci della comunità del Monastero di Vatopedi: “Dal momento che ho incontrato l’anziano Iosif per curiosità e mi ha rivelato chi ero, non avrei mai immaginato di unirmi in comunione con lui, di seguire il suo insegnamento e di gustare le cose che leggiamo nei Padri. Confesso che non ho mai amato nessun altro uomo tanto, né ho mai temuto qualcuno tanto, come questo gheronda, che è diventato e rimasto l’oggetto dell’intera mia vita e mentre era in vita, ma anche dopo che è andato via da noi. È diventato il mio salvagente, persino il solo ricordo di lui mi ha impedito di commettere errori e mi ha guidato sulla via della crescita, per tutta la mia vita”.
Dal benedetto Gheron Iosif, padre Efrem imparò la virtù dell’obbedienza, dell’umiltà, del controllo di sé e soprattutto l’arte della preghiera. Fin dal loro primo incontro, l’anziano Iosif gli parlò dell’importanza di una regola quotidiana di preghiera e gli diede il seguente insegnamento: “Incomincia a dire la preghiera ‘Signore, Gesù Cristo, abbi pietà di me!’ – per un’ora”. Presto, nella sua anima, la grazia purificante della preghiera si fece sentire, accendendo come una fiamma inestinguibile l’amore per Cristo. Il discepolo confesserà al suo guida spirituale: “Padre, con questa preghiera scorrono fiumi di lacrime dai miei occhi e sento dentro di me come un calore. Una fiamma brucia per Cristo nel mio cuore”.
Non di rado noi, laici, ci poniamo la domanda: Come possiamo pregare senza interruzione? Se non senza interruzione, almeno per quanto tempo? Nel nostro cuore si manifesta il desiderio di trascorrere il maggior tempo possibile con la mente rivolta a Dio. Ma questo desiderio è costantemente soffocato dal turbinio delle preoccupazioni quotidiane. San Efrem ci mostra una via d’uscita da questo impasse. Nella sua vita, registrata per iscritto dal monaco Iosif l’Agiorita, scopriamo il seguente episodio: Un giorno, in visita alla cella di padre Efrem, si presentò un giovane giudice che si lamentò che il suo lavoro preminente gli impediva di pregare. Il meraviglioso anziano gli disse, sorridendo: “Te lo mostrerò io. Poi padre Efrem mise da parte il rosario, si alzò in piedi e, avvicinandosi al lavabo, disse: ‘È mattina e ti sei appena svegliato. Dopo questo aprì l’acqua e, con movimenti semplici, cominciò a lavarsi le mani e il viso, ripetendo con voce dolce e pregante: ‘Signore, Gesù Cristo, abbi pietà di me’. Poi si asciugò con l’asciugamano, continuando la preghiera e con il suo volto luminoso si rivolse al giovane, chiedendogli: – Questo lo puoi fare? – Beh, padre, come non potrei, confessò lui disarmato. – Ma stai attento, continuò l’anziano. Fallo ogni giorno, e non un giorno sì e uno no, perché San Isacco il Siriano dice: C’è una grande potenza nel piccolo atto buono che persiste sempre. E ancora aggiunse, dopo essersi seduto sulla sedia e apprestandosi a riprendere il rosario, nella sala delle udienze, dove sei giudice, c’è un’icona del Salvatore Gesù Cristo o della Madre di Dio? – Sì, c’è. Perciò, prima dell’inizio del processo, voltati verso l’icona e di’ ‘Mio Cristo, illuminami affinché non faccia torto a nessuno di questi uomini’. Puoi fare questo? – Sì, padre, posso.”
Sant’Efrem di Katunakia incoraggiava i laici afflitti dalle preoccupazioni: “Se io, nella tranquillità di Katunakia, dico cento preghiere al giorno, e voi nel frastuono della città e negli impegni che avete al lavoro e in famiglia ne dite tre, siamo uguali”. Questa osservazione nascondeva dietro di sé un’esperienza spirituale profonda: “Se una persona si abitua a dire quotidianamente la preghiera, anche solo alcune volte, ma ogni giorno, piano piano il suo cuore comincia a dolcificarsi e aspetterà con impazienza quel momento dedicato alla preghiera. E quando il cuore di chi prega si addolcisce per essa, quella persona cercherà da sola di pregare di più”.
Coloro che si sforzano di recitare la Preghiera di Gesù si confrontano con domande specifiche. Ad esempio, come dovrebbe essere recitata, integralmente o in forma abbreviata? Sant’Efrem consigliava: “Bastano le cinque parole: Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me. Se progredirai nella preghiera, da solo taglierai le altre parole, a causa del desiderio ardente dell’anima e dirai: Mio Gesù, abbi pietà di me o Dolce Gesù, abbi pietà di me. Potresti essere colmo di desiderio divino e gridare solo il nome: Gesù, Gesù… E se avrai la grazia di salire ancora più in alto, allora rimarrai senza voce, come in estasi, a causa del calore della grazia che sentirai”. Un’altra domanda che preoccupa i praticanti riguarda lo stato d’animo con cui dovrebbero pregare – gioia, tristezza, spirito di pentimento? Il superiore Efrem ci chiarisce: “Con lo stato d’animo che l’anima ha in quel momento. Se hai gioia, prega con gioia! Hai pentimento? Prega con pentimento!”.
Ogni persona che prega si rende conto che, prima o poi, la mente inizia a vagare, “volando” sulle ali dell’immaginazione o “scivolando” sulla striscia della memoria. Sant’Efrem dava consigli in merito: “La mente fa sempre così. Scappa. Ma il nostro compito è riportarla sempre indietro. Iniziamo la preghiera sussurrando o ad alta voce, finché la mente si concentra, e quando questa comincia ad essere attenta alla preghiera, preghiamo mentalmente, senza sussurrare. Del resto, l’esperienza insegna a ognuno”.
Padre Efrem parlava anche dei frutti della preghiera e dei segni che indicano che abbiamo progredito nella preghiera: “La prima cosa che la preghiera porta è la gioia. Credi di essere figlio di un re. Poi le tue lacrime aumentano. Vuoi abbracciare l’intera creazione, animata e inanimata. Tutti gli uomini ti sembrano angeli. L’apostolo Paolo mostra quali sono i frutti dello Spirito: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fede, mitezza, temperanza (Galati 5, 22)”.
Utilizziamo nella nostra vita spirituale i consigli di San Efrem di Katunakia e preghiamolo affinché, per la sua intercessione presso Dio, possiamo progredire nella preghiera!




