Domanda: È bene recitare la preghiera anche meccanicamente, perché Dio farà il resto?
Risposta: Certamente, anche una preghiera meccanica è meglio di niente. Alcune persone dicono: “Mi piace tenere il komboskini [(in greco), o Chotki (in russo) – la corda di preghiera, analogo del rosario nel mondo latino] in mano e recitare la preghiera mentre guardo la televisione”. Tuttavia, non dobbiamo aspettarci risultati nella preghiera solo tenendo in mano il komboskini. Dobbiamo onorare questo Nome con cui Dio ci ha tanto onorato. “Non pronuncerai invano il nome del Signore tuo Dio” (Esodo 20:7). È importante dedicare un momento specifico del giorno in cui non faremo nulla altro se non pregare. Se parliamo con tutto il cuore con coloro che amiamo, quanto più dobbiamo farlo con Dio: quando stiamo di fronte a Lui, dobbiamo parlargli con tutta l’attenzione, invocando il Suo Nome con devozione, dal cuore.

Domanda: Quando abbiamo pensieri e cerchiamo di pregare, come possiamo evitare di immaginare di essere realmente di fronte a Dio?
Risposta: All’inizio è inevitabile essere assaliti dai pensieri, ma Padre Sofronio dice che il nostro progresso dipenderà dall’intensità del nostro pentimento. È necessaria perseveranza. Se impariamo a pentirci davanti a Dio, la mente troverà naturalmente il cuore, e quindi i pensieri non potranno più assalirci come prima. I Padri dicono che quando la mente trova il cuore, è come se due amanti che si amavano molto e sono stati separati si incontrassero di nuovo. Alcune persone chiedono: “Perché ci vuole così tanto tempo per acquisire la Preghiera di Gesù?” In realtà, è un onore che Dio ci concede: il tempo è una chiave misteriosa. Se lo dedichiamo alla preghiera, Dio aprirà la porta della preghiera. Vuole che mostriamo la nostra fedeltà. Cristo dice: “Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci” (Matteo 7:6). Il tempo ci offre l’opportunità di consegnarci a Dio come Suoi. In ogni caso, stare alcune ore invocando il Nome di Cristo non è una cosa neutra. Sono sicuro che chi lo ha provato, ha sperimentato come questa preghiera opera nell’anima e nel cuore dell’uomo.
Domanda: Quando, con l’aiuto di Dio, la Preghiera di Gesù diventa ininterrotta (non è turbata da nessun altro pensiero), a volte si sperimenta una quiete nella mente. Dobbiamo continuare comunque a ripetere le parole della preghiera?
Risposta: Questa tranquillità può sopraggiungere soprattutto quando all’uomo è data la preghiera pura, quando l’unione della mente con il cuore e la presenza di Dio nel cuore sono così forti che non può più pregare, ma egli stesso diventa preghiera. Tuttavia, la nostra natura è debole: vediamo che anche quando ai Padri sono state date tali condizioni, non sono riusciti a mantenerle sempre. Per coloro che giungono a conoscere la grazia della Preghiera di Gesù, il potere del Nome divino diventa il loro maestro. San Giovanni Evangelista dice che sono stati istruiti con l’unzione che hanno ricevuto, con il dono dello Spirito Santo dentro di loro (1 Giovanni 2:27). Tuttavia, è sempre più sicuro cercare la conferma dal padre spirituale.
Domanda: Hai detto che i frutti della preghiera non sono una ricompensa, ma un dono, eppure parliamo così tanto della dura fatica necessaria per raggiungerli.
Risposta: Cristo dice: “Quando avrete fatto tutto ciò che vi è comandato, dite: Siamo servi inutili, abbiamo fatto ciò che era nostro dovere fare” (Luca 17:10). Lo stesso vale per la Preghiera di Gesù: sicuramente dobbiamo faticare, ma senza aspettarci una ricompensa. Altrimenti, la preghiera se ne va. Dobbiamo avere la giusta disposizione e capire che la grazia non arriva quando vogliamo noi, ma quando vuole Dio. Questo ci proteggerà dall’orgoglio e ci renderà dipendenti da Dio. Un atteggiamento sbagliato può portare all’inganno.
Domanda: Qual è il miglior modo per acquisire la preghiera ininterrotta (senza distrazioni)?
Risposta: Il nostro obiettivo non è ottenere la preghiera ininterrotta, né diventare un Silvano o un Sofronio. Il nostro obiettivo è essere in pace con Dio e fare dei Suoi comandamenti l’unica legge della nostra esistenza. La Preghiera di Gesù diventa quindi uno sforzo per stare in presenza di Cristo, in modo che le Sue qualità possano essere condivise con noi attraverso la grazia. In quel momento non invocheremo più un semplice nome, ma il Nome di Qualcuno che conosciamo e amiamo.
Domanda: Perché non riesco a mantenere una costanza nella preghiera?
Risposta: Dobbiamo sempre iniziare bene nella preghiera. San Giovanni Climaco dice che non saremo giudicati da Dio perché non abbiamo raggiunto la preghiera ininterrotta, perché Lui conosce la nostra debolezza, ma perché non abbiamo ricominciato. Quando vediamo di non avere la preghiera, è meglio presentare la nostra condizione a Dio e dire: “Signore, Tu vedi; il mio cuore è secco, la mia mente è oscura, il mio corpo non può stare alla Tua presenza. Sono caduto e separato da Te e tutta la mia vita rimane non redenta”. Quando ci umiliamo e piangiamo, la Preghiera di Gesù diventa leggera, perché le lacrime rompono la corazza che indurisce il nostro cuore. Le lacrime portano luce e respiro, rivelando dentro di noi una potenza che non sapevamo di avere. Se una persona si sente attratta dalla Preghiera di Gesù, potrebbe essere tentata di usarla come uno strumento dipendente solo dalla sua volontà. Allora Dio permette che non sentiamo più nulla quando pronunciamo la preghiera, in modo che torniamo in noi stessi e capiamo che il nostro atteggiamento è sbagliato. Quindi, quando ci sentiamo prosciugati, sicuramente non è colpa di Dio. Sappiamo con certezza che Dio ci ama e vuole darci tutto ciò che ha. Presentiamo con umiltà questa aridità a Dio, chiedendogli di aiutarci a fare un nuovo inizio.
Domanda: A volte ci sentiamo ispirati a pregare quando siamo vicino al nostro padre spirituale, che prega molto di più di noi. C’è un pericolo di diventare dipendenti da questo legame?
Risposta: Se siete ispirati dal vostro padre spirituale a pregare, siete molto benedetti. Non c’è niente di più utile nella preghiera che stare in presenza di qualcuno che prega. È estremamente importante avere un forte punto di riferimento nel nostro padre spirituale. È lo stesso Spirito che opera sia nella relazione con il nostro padre spirituale che nella preghiera, quindi vanno insieme. Inoltre, il padre spirituale è consapevole se bramiamo la preghiera, e Dio gli dà la parola giusta per noi. Purtroppo, coloro che credono di poter concludere un patto personale con Dio e disprezzano il loro padre spirituale, pensando di poter imparare dalle libri come pregare, dimostrano di non aver ancora compreso la verità. La Chiesa è una comunità di doni, e se Dio ci dà un dono, c’è un criterio che non fallisce: ci unisce questo dono al Corpo della Chiesa, o ci fa autonomi? Se è davvero da Dio, ci unisce ancora di più al Corpo.
Archimandrita Pietro, abate del Monastero di San Giovanni Battista, Essex, Regno Unito
Traduzione a cura del Monastero di Arona. Fonte: pemptousia.ro
