In che modo potranno dire che il pane eucaristico è il corpo del Signore e il calice il suo sangue, quanti non affermano che Gesù Cristo è il Figlio del creatore del mondo, cioè la sua Parola, grazie alla quale le piante danno frutto, le fonti zampillano, la terra dà prima un’erba, poi una spiga, poi il grano (cf. Mc 4,28)? Come potranno ancora dire che la carne è destinata alla corruzione e che partecipa alla vita, dal momento che essa è nutrita del corpo del Signore e del suo sangue? …
Quanto a noi, il nostro modo di pensare si accorda con l’eucaristia e l’eucaristia, a sua volta, conferma il nostro modo di pensare. Infatti offriamo al Signore ciò che è suo, proclamando, come si conviene la comunione e l’unione della carne con lo Spirito poiché come il pane che viene dalla terra, dopo aver ricevuto l’invocazione di Dio, non è più pane ordinario ma eucaristia, formata da due elementi, l’uno terrestre e l’altro celeste, così anche i nostri corpi, dopo aver ricevuto l’eucaristia, non sono più corruttibili perché hanno la speranza della resurrezione.
Noi, dunque facciamo la nostra offerta a Dio non come se ne avesse bisogno, ma rendendogli grazie per mezzo dei suoi doni e santificando la creazione. Come Dio, infatti, non ha bisogno di ciò che viene da noi, così noi abbiamo bisogno di offrire qualcosa a Dio, come dice Salomone: Chi ha misericordia del povero presta a Dio (Pr 19,17). Di nulla ha bisogno quel Dio che accetta le nostre buone azioni per poterci contraccambiare con i suoi beni. Come dice il Signore: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il Regno preparato per voi, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; ho avuto sete, e mi avete dato da bere; ero straniero e mi avete accolto; nudo, e mi avete vestito; malato, e mi avete visitato; in prigione, e siete venuti da me (Mt 25,34-36). Come, dunque, pur non avendo bisogno di queste cose, tuttavia le vuole a causa nostra, perché non rimaniamo senza frutto, così la Parola stessa diede al popolo il precetto di fare offerte sebbene non ve ne fosse bisogno, affinché imparassero a servire Dio, così come vuole che anche noi gli offriamo continuamente all’ altare il nostro dono.
S. Ireneo di Lione, Contro le eresie IV,18,5